Se il coronavirus è come una guerra -e gli esperti spiegano che lo è- adesso siamo sul Piave: è l’ora di “resistere, resistere, resistere!”

Se contro il coronavirus, nemico crudele e invisibile, siamo come in guerra -così ammoniscono virologi, medici e infermieri, cioè i nostri valorosi soldati al fronte-, adesso siamo arrivati al Piave. E perciò è l’ora di “resistere, resistere, resistere!”.

Proprio nel momento in cui la soglia dei contagiati supera la quota psicologica dei 10 mila e i decessi (631 a ieri) raddoppiano ogni due giorni e mezzo, a conferma che il nemico è impietoso ma non invincibile a fronte di 1.000 e speranzose guarigioni, il governo ha finalmente svoltato con misure mai tanto dure in tempo di pace. Ma soprattutto chiamando a raccolta tutti i suoi cittadini.

Nell’ora che non perdona, non basta restare a guardare con ammirazione i medici-soldato. Ciascuno ha la responsabilità di affiancarli secondo scienza e coscienza: il senso del dovere.

Solo l’impegno di tutti può fermare l’epidemia, consentendo alla sanità pubblica di essere davvero pubblica, cioè di poter curare i malati senza eccezioni anagrafiche o geografiche, e facendo ripartire l’economia. Salute e lavoro sono il binomio inseparabile della vita. All’insegna del rigore, che è il vaccino italiano per risorgere.

Rigore significa che, se le autorità dicono che si deve restare a casa, perché solo in questo modo si batte il flagello, e il furbetto del quartierino invece se ne infischia della legge e degli altri, la sanzione dev’essere severa. La gravità del momento e i caduti sul campo ospedaliero non consentono il tradimento civico di chi per pura stupidità o colpevole indifferenza fa il gioco del corona, mentre l’intero Paese soffre e combatte. Prima la solidarietà.

Rigore vuol dire pensare al dopo già adesso, e perciò usare lo stesso pugno di ferro adottato in Italia contro il virus anche in Europa per ripartire. Guai se Bruxelles cavillasse su deficit e parametri, guai se Roma acconsentisse. Se l’Italia è diventata “zona protetta”, per ricominciare serve un piano di sostegno il più miliardario possibile. Bisogna ripagare subito il grande sacrificio degli italiani, gli unici al mondo ad aver deciso misure drastiche sull’intero territorio nazionale.

“E’ la nostra ora più buia”, ha detto il premier Giuseppe Conte, citando Winston Churchill, che promise sangue, sudore e lacrime al suo popolo in cambio, però, della libertà e della vittoria sul nemico.

Se ognuno fa la sua parte, anche noi torneremo a riveder le stelle.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi