Sorpresa, il paziente tedesco (e non il focolaio italiano) è stato il primo contagio da coronavirus in Europa

Il paziente tedesco non è il titolo adattato da un bellissimo film e libro, “Il paziente inglese”. Ma è l’uomo di 33 anni che nella realtà ha trasmesso per primo il coronavirus in Europa.

A rivelarlo è una lettera pubblicata dal New England Journal of Medicine e scritta proprio da medici tedeschi che raccontano la storia del pioniere europeo, cioè di Monaco di Baviera, che aveva contratto l’infezione già alla fine di gennaio dopo aver partecipato a un incontro di lavoro con una collega di Shangai. Lei era rimasta in Germania dal 19 al 22 di quel mese senza avvertire disturbi. Ma s’era sentita male, ed è infatti risultata poi positiva, durante il volo di ritorno in Cina.

Avvisato, il paziente tedesco è stato a sua volta trovato positivo, ma asintomatico. A conferma che il contagio sarebbe avvenuto -svelano i medici- nel corso del periodo di incubazione “quando i sintomi erano lievi e non specifici”.

Dunque, la “scoperta” scientifica contribuisce a rafforzare la verità contro il galoppante pregiudizio: non sono stati né gli italiani né l’Italia il focolaio mondiale del contagio, come lascia intendere una grottesca cartina della Cnn, la tv statunitense che ha fatto vedere una mappa illustrativa in cui l’origine della malattia in Cina non si coglie, mentre dal nostro Paese partono frecce di rosso contagio in tutte le direzioni.

E’ la seconda bugia universale dopo quella della clip satirica -subito rimossa, e con tante scuse offerte- da parte dell’emittente francese Canal+, sulla pizza al coronavirus con pizzaiolo italiano che tossiva e sputava sul cibo tricolore più noto e amato nel mondo.

Che il virus debba avere un’identità nazionale, quasi fosse una caratteristica di questo o quel popolo, è una solerte idiozia che la vicenda dell’incolpevole paziente tedesco demolisce definitivamente. L’epidemia se ne infischia di frontiere, lingue, culture. Non, però, di come il sistema sanitario affronti l’urgenza. Ed è significativo: se l’Italia ha subito gridato al mondo persino il numero, non richiesto, dei “suoi” asintomatici, dalla Germania ben quaranta giorni dopo, e solo grazie a una pattuglia di medici, si viene a conoscere del paziente zero.

“Nessun allarmismo, siamo un grande Paese moderno, abbiamo un eccellente sistema sanitario nazionale, supereremo insieme questa emergenza”, dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio alla nazione giusto, e al momento giusto.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi