L’effetto del mini-test amministrativo? Stabilità del governo

Nell’attesa delle elezioni europee, che nella primavera del 2024 rappresenteranno la vera prova d’appello per il governo-Meloni e per le opposizioni rispetto al voto politico del 25 settembre 2022, il mini-test amministrativo di ieri non avrà ripercussioni nazionali.

Se non a beneficio della stabilità (il governo-Meloni non potrà che essere soddisfatto dell’esito elettorale), mentre il Pd sottolinea di voler “puntare ai ballottaggi” per la rivincita fra due settimane.

Alle urne sono stati chiamati i cittadini di 793 Comuni, non pochi (anche se per la maggior parte con meno di 3mila residenti), e di cui 13 capoluoghi. Tuttavia, l’esito non ha riservato sorprese neanche nel leggero calo di affluenza che c’è stato, e ogni colazione, ma specie quella della maggioranza, ha di che confortarsi in vista del secondo turno.

Il centrodestra ha riconquistato Treviso, Imperia e Sondrio e strappa Latina al centrosinistra, confermandosi inoltre in prima fila ad Ancona, Brindisi e Terni. A Vicenza i due contendenti risultano appaiati.

Il centrosinistra si riprende Brescia e va in vantaggio a Teramo e nella tradizionale Siena, non però a Pisa né a Massa.

Se ogni parte può rivendicare le sue vittorie ottenute, com’è consuetudine dopo ogni elezione, resta però confermata una tendenza in linea col quadro politico nazionale. E resta soprattutto aperta la sola questione vissuta anche in questa campagna elettorale che ha riguardato meno di un italiano su dieci, cioè il tema delle divisioni.

La maggioranza s’è presentata unita all’appuntamento, anche con la presenza di Meloni, Salvini e Tajani sul palco il giorno della chiusura, e perciò mostrando che le frizioni e le competizioni interne non hanno portato a divisioni politiche tra di loro. Le opposizioni hanno invece confermato le distanze. Soprattutto fra Pd e M5S, con Elly Schlein e Giuseppe Conte ognuno al suo comizio nello stesso luogo elettorale.

Tale circostanza non è, peraltro, una novità, rispecchiando proprio le difficoltà che le opposizioni, compresi Renzi e Calenda, già rivelano in Parlamento e pure su argomenti decisivi come, da ultimo, le riforme. Difficoltà che fanno passare in second’ordine le rivalità pur esistenti di FdI, il partito sempre più alla guida della coalizione, con Lega e Forza Italia.

Le opposizioni avranno ora un anno di tempo per vedere come superarle.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi