Ius soli, quando le paure battono i diritti (ma il tempo è scaduto)

La legislatura 17 nel 2017 ha ormai le ore contate. Ma in zona Cesarini si moltiplicano gli appelli, da sinistra e dal mondo cattolico, perché il presidente della Repubblica ne rinvii lo scioglimento di un paio di settimane. Giusto il tempo -spiegano gli interpellanti del Pd- per tentare di approvare la legge sullo ius soli temperato, che s’è arenata in Senato. “A costo di porre la fiducia sul governo”, azzarda qualcuno, mentre le associazioni rappresentative dei “nuovi italiani”, cioè di ragazzi nati o cresciuti in Italia, ma figli di stranieri e perciò senza la nostra cittadinanza, sperano a loro volta in un gesto del Quirinale.

La richiesta di consentire ancora al Parlamento di decidere su un tema fondamentale che riguarda almeno ottocentomila giovani italianissimi, ma non per l’anagrafe, è tanto idealistica quanto irrealistica. A differenza di due anni fa, quando la Camera approvò il testo col dissenso, ma senza le barricate delle opposizioni, al Senato, dove la maggioranza è risicata, non ci sono più stati né la volontà politica né, soprattutto, i numeri per portare a casa il provvedimento.

In due anni è cambiata la percezione degli italiani sull’argomento: le paure hanno preso il sopravvento sui diritti. Paure sull’onda dei continui sbarchi dei migranti, dell’incapacità istituzionale di controllarli e regolarli, dell’indifferenza europea sul dramma di chi fugge dalla fame e dalla guerra. L’Italia è stata lasciata sola.

E’ questo nuovo contesto che ha indotto la maggioranza dei cittadini -secondo i sondaggi-, a cambiare opinione: da favorevoli a contrari allo ius soli pur moderato. Il centro-destra, come i cinque-stelle, hanno colto e spesso cavalcato l’indietro tutta. Risultato finale? Un testo di puro e civile buonsenso (basta leggerlo), è stato trasformato in fonte d’ogni invasione. Come se l’Italia s’apprestasse a regalare la cittadinanza a chiunque passasse da qui.

Al resto ha contribuito il centro-sinistra proponente, che non ha saputo spiegare al Paese il valore del giusto provvedimento. Al contrario, se l’è cucito addosso come una bandiera, anziché cercare di condividerlo con le sempre più diffidenti opposizioni. E così una scelta di giustizia e di italianità è diventata ideologia e battaglia di tutte le sinistre: figurarsi quanto le destre potessero acconsentire.

Invocare ora l’intervento di Mattarella, significa solo alzare bandiera bianca a tempo scaduto.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi