Quando la magistratura accerta la legittima difesa (caso Cattaneo) spegnendo paure e polemiche

Aveva sparato con un fucile da caccia e ucciso con un colpo alla schiena l’uomo che, con altri due complici, alle prime luci dell’alba s’era intrufolato nella sua trattoria per rubare. Oggi, quasi tre anni dopo i fatti, Mario Cattaneo, l’oste settantenne di Casaletto Lodigiano accusato di eccesso colposo di legittima difesa, è stato assolto in primo grado dal tribunale di Lodi. “Mi sentivo davanti a un plotone d’esecuzione, sono state ore interminabili, sono distrutto”, il primo commento del ristoratore assolto, che rende bene l’idea di come si sentano -a prescindere da torti e ragioni che solo indagini e processi possono stabilire-, quanti si trovano nella stessa condizione di doversi difendere per essersi difesi.

Per lui, rimasto a lungo immobile sulla sedia al momento della lettura della sentenza, 22 sindaci avevano promosso un corteo in segno di solidarietà. E la Regione Lombardia aveva partecipato alle spese con un contributo di 30mila euro. E i leghisti s’erano mobilitati con tutta la dirigenza. La vicenda di Cattaneo era diventata una vicenda-simbolo.

“Ecco il risultato della nuova legge sulla legittima difesa voluta dalla Lega”, esulta Matteo Salvini. Ma su questo sia la pubblica accusa -che aveva chiesto tre anni- sia lo stesso difensore obiettano. Bisognerà attendere le motivazioni della decisione per scoprire chi ha ragione.

Intanto, però, l’assoluzione per aver ucciso Petre Ungureanu, un cittadino romeno di 32 anni, indica due cose. La prima è che ogni caso va valutato a sé: non esiste un principio di legittima difesa che si applichi indipendentemente da come si svolgano le drammatiche circostanze in cui si trova a reagire una persona vittima dell’illegalità, cioè del sopruso e della violazione, spesso violenta, dei suoi beni. Situazioni che troppi hanno vissuto e spesso patito con i propri cari.

La seconda lezione è che la tendenza degli investigatori, e poi dei magistrati, conferma una verità a volte disattesa, e perciò facile preda della strumentalizzazione politica: da una parte ci sono gli aggressori, dall’altra gli aggrediti. Delinquenti contro innocenti. Innocenti che stanno a casa loro o nel loro lavoro: ecco il conflitto impari che solo un processo deve poter sempre giudicare. Anche per scoraggiare inaccettabili rischi da Far West nel ricorrere alla legittima difesa.

Che è, appunto, “legittima”, come la magistratura non ha difficoltà a testimoniare caso per caso, non importa se con legge vecchia o nuova.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi