Il governo Conte e la vera sfida d’autunno: decidere di non decidere non varrà più

Con un messaggio di sette minuti inviato per Ferragosto, iniziativa quasi stravagante per la tradizione di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte ha voluto dare, tramite Facebook, il suo “buone vacanze” agli italiani. All’insegna, ha spiegato, del cambiamento, a partire dalla modalità, breve e informale, scelta per comunicare a tutti quanto il governo ha realizzato nei due mesi e oltre dall’insediamento. E, soprattutto, per annunciare quanto realizzerà.

Ma è proprio in questa differenza tra il dire e il fare che si possono cogliere insieme pregi e difetti di un esecutivo ancora in “luna di miele” con i cittadini, che sono in paziente attesa di capire se e quante delle loro aspettative saranno state ben riposte oppure no. La maggioranza gode di un credito, non però di una cambiale in bianco.

Dalla sua, Conte ha potuto rivendicare le novità, interne e internazionali, che la politica della coalizione giallo-verde, qualunque ne sia il giudizio al riguardo, ha introdotto sul tema dell’immigrazione. Anche se a farvi la parte del leone è stato il vicepresidente Matteo Salvini, che s’è fatto conoscere in tutta Europa per la celebre linea da “è finita la pacchia”, come lui ama ripetere e gli avversari amano polemicamente rinfacciargli. “Risultato storico, gli sbarchi sono calati dell’85 per cento”, ha sottolineato Conte. Secondo il quale, anche il decreto-dignità del governo aiuterebbe i precari “contro gli imprenditori furbi”. Ma qui siamo nella sfera dell’opinabile, visto che gli effetti di tale misura, peraltro invisa a buona parte del mondo produttivo, sono tutti da venire e perciò da valutare.

E’ lo stesso presidente del Consiglio, del resto, a riconoscere che le “sfide cruciali” arriveranno a settembre. Promette, infatti, una legge di bilancio “seria, rigorosa, ma coraggiosa”. Significa rilanciare o temporeggiare sulle grandi infrastrutture, dalla Tav al Tap? E quale futuro per l’Ilva di Taranto? E il reddito di cittadinanza, dove troverà le risorse? E la riforma fiscale, come potrà mai sorreggersi sulla tassa piatta detta flat tax?

All’incertezza delle domande, il governo-Conte dovrà dare risposte. Senza più inventarsi paraventi tipo “l’obbligo flessibile”, com’è avvenuto sui vaccini per dare ragione ai medici e al buonsenso che impongono di immunizzarsi, ma non torto agli elettori “anti-vax”. Decidere di non decidere: da settembre non vale più.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi