Coronavirus, mancavano solo gli “assistenti civici”…

Beati i popoli che non hanno bisogno di “assistenti civici”. E’ la nuova figura che il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, voleva creare d’intesa coi Comuni, ma all’insaputa del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Un esercito di 60 mila volenterosi che, previo e prossimo bando, sarà a disposizione dei sindaci per far rispettare le regole sul distanziamento sociale fra parchi, spiagge e spazi pubblici.

“Non sono ronde”, chiarisce subito Boccia a chi, dall’opposizione, evoca il pericolo dei guardiani della rivoluzione in versione infradito. Non, dunque, dei pasdaran anti-contagio, ma qualcosa a metà fra badanti e nonni-vigili. Sentinelle chiamate a fare la ramanzina soprattutto a quei ragazzi che ignorano le doverose precauzioni e considerano la movida più importante della vida, la vita loro e altrui.

Ma i civici che il governo forgia in un vertice di compromesso (inevitabile, dopo la valanga dei no anche di pentastellati e renziani), e che agiranno senza compenso a giugno e luglio 3 giorni la settimana per 16 ore, non avranno incarichi di pubblico servizio. Sul tema niente equivoci: gli assistenti non potranno e non dovranno sostituirsi ai compiti delle forze dell’ordine e della polizia.

Ma allora, se saranno armati solo di parole, a chi e che cosa potranno mai predicare, i disoccupati, i percepitori del reddito di cittadinanza, i beneficiari di ammortizzatori sociali, ossia la platea individuata per il reclutamento? Che potranno fare in più, tutti costoro, rispetto alle prescrizioni delle leggi, ai moniti delle famiglie e degli amministratori?

Ma soprattutto: si crede davvero che gli italiani, che si sono chiusi in casa per 2 mesi all’insegna di un civismo esemplare, abbiano ora bisogno del sorvegliante da marciapiede col metro in mano per sapere come comportarsi? Di persone che finiranno per declamare nel deserto? Perché alla minoranza dei trasgressori, che purtroppo esiste e resiste, già pensano le sole istituzioni preposte. Siano severe.

Tuttavia, con le priorità all’orizzonte (soldi e mascherine che ancora non arrivano a molti destinatari), perché concentrarsi sull’ennesima, impotente polemica delle passeggiate fra i passeggiatori?

Il lavoro dei volontari è prezioso per l’Italia. E’ giusto che il governo vi ricorra e lo valorizzi. Purché lo faccia con la serietà che meritano la nobile categoria e gli ottusi irriducibili al tempo del virus.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi