Coronavirus, fra prestiti garantiti dallo Stato e fughe in Olanda

Prestiti dalle banche con la garanzia dello Stato. Per affrontare le difficoltà di liquidità che il coronavirus sta provocando ai cittadini e alle imprese italiane -un’epidemia economica sull’onda di quella sanitaria-, anche Atlantia punta sulla formula diventata celebre dopo che vi ha fatto ricorso la Fca (e altre meno citate, ma non meno importanti aziende): la richiesta dell’ombrello pubblico straordinario messo in piedi per sostenere le imprese, garantendo i finanziamenti concessi dagli istituti preposti. Ma riesplode la polemica nel governo.

Parte all’attacco il pentastellato Giancarlo Cancelleri, viceministro delle Infrastrutture, che accusa Atlantia e i Benetton di ricatto e sollecita la revoca delle concessioni autostradali. “Hanno detto: se non ci fate la garanzia dello Stato per avere un prestito anche noi di qualche miliardo di euro, non facciamo gli investimenti”, spiega Cancelleri. Poi se la prende col ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli (Pd) per non aver condiviso il dossier sul caso.

In attesa della risposta del governo sul contenzioso che si è aperto dopo la caduta del ponte Morandi a Genova (43 morti), Atlantia ha intanto deciso interventi ordinari e di messa in sicurezza della rete, valutando, con i suoi avvocati, “tutte le iniziative necessarie”.

A fronte dello scontro in atto, il ministero tirato in ballo da Cancelleri replica respingendo “il sapore dell’ultimatum” da parte di Atlantia. E comunica d’aver già mandato la pratica a Palazzo Chigi.

Ma le questioni sono due. La prima riguarda l’accertamento delle responsabilità nel crollo del Morandi, ed è di esclusiva pertinenza della magistratura. La speranza è che la giustizia, severa, arrivi con la stessa velocità della costruzione del nuovo ponte presto inaugurato.

Il secondo aspetto concerne il senso dello Stato: come garantire i prestiti bancari con gli stessi e rigorosi criteri per tutte le imprese che ne abbiano diritto per far ripartire l’economia. Il che, però, significa avere una visione sul futuro industriale dell’Italia. Sulle aziende da considerare strategiche o no. Sulle riforme fiscali da realizzare per evitare l’avvilente fuga di multinazionali verso l’Olanda.

Pubblicato su Il Giornale di Vicenza