Clima, allarme rosso: non c’è un’altra Italia su Marte

L’allarme è rosso, come il termometro che misura la febbre sempre più alta del pianeta: 1,5 gradi centigradi di aumento medio previsto per il 2030, addirittura dieci anni prima di quanto si pensasse. I grandi cambiamenti climatici sono “inevitabili e irreversibili”, denuncia il rapporto dell’Onu firmato da scienziati per scuotere i governi del mondo: se non si reagisce subito, lo scioglimento dei ghiacciai o l’innalzamento del livello dei mari avranno impatti devastanti.

Ma gli effetti di tali rischi già li stiamo vivendo nel quotidiano, dalle ondate di calore alle piogge impetuose, dallo straripamento dei fiumi agli incendi boschivi, alle grandinate improvvise e impreviste.

Tuttavia, niente di nuovo sotto il sole, visto che governi e popolazioni sanno del male oscuro di una Terra passata da 1 a 8 miliardi di abitanti con l’inevitabile esigenza di ricorrere a ogni bene di sviluppo per venire incontro ai consumi universali. Al costo, però, di consumare anche le risorse di madre natura e dell’ambiente.

Analisi e cure: tutti conoscono tutto. Si sa del dovere, contenuto nell’Accordo di Parigi vincolante per i 190 Paesi che l’hanno sottoscritto nel 2015, di ridurre le emissioni. L’Europa ha accordato i fondi per la ripresa all’insegna dello sviluppo sostenibile. Rilancio dell’economia con energia pulita e tecnologia innovativa. Perché all’età delle candele non si torna, ma lo sviluppo dovrà essere in armonia con la consapevolezza che non c’è un’altra Italia su Marte.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi