Nasce il reato di porno vendetta: e in Parlamento vincono le donne

E’ un piccolo passo per la donna, ma un grande balzo per i rapporti umani. Il voto unanime (461 deputati a favore e nessuno contrario) e tra gli applausi della Camera autorizza a parafrasare la celebre frase che Neil Armstrong pronunciava mettendo piede sulla luna perché, al pari dell’astronauta e pioniere, anche stavolta è una prima volta. La prima volta che s’intende introdurre un nuovo e importante reato nell’ordinamento del pianeta Italia: sarà punito con severità -da uno a sei anni di carcere e fino a 15 mila euro di multa-, chiunque diffonderà immagini sessualmente esplicite senza il consenso della persona rappresentata. E’ la risposta legislativa, che dovrà poi passare dal Senato dove pure il tema è all’esame, all’odiosa, ma purtroppo dilagante pratica di inviare o pubblicare video destinati a rimanere intimi e privati. Una porno vendetta, com’è stata battezzata, che ha già provocato effetti devastanti alle tante persone colpite, ancor più se legate da vincoli di amicizia o affetto. Tant’è che la pena è aumentata, se il reato è commesso dal coniuge anche divorziato o separato, o a danno di una persona “in condizioni di inferiorità fisica o psichica”, così come di una donna incinta.

Il legislatore si è messo dalla parte della vittima. Ma forse ha mandato anche un messaggio di educazione al rispetto a quanti, specie giovani, vivono di social. Suona così: attenzione, ragazzi, non tutto è permesso solo perché s’ottiene con un clic nell’era dell’attimo fuggente. Sarà punito anche chi riceve o acquisisce immagini e poi le gira ad altri.

Questo divieto al ricatto e all’offesa è stato inserito nel disegno di legge “codice rosso”. Prevede la corsia preferenziale per denunce di maltrattamenti, violenza sessuale o atti persecutori: l’obbligo per i magistrati di ascoltare la testimonianza della donna entro tre giorni.

Ritirato, invece, l’emendamento per la castrazione chimica degli stupratori prospettato dalla Lega, perché non avrebbe trovato quell’ampio consenso in aula, neanche nel governo, che è necessario quando sono in ballo scelte e valori non negoziabili.

Il ritiro è una prova di maturità da parte di tutti. Dopo infinite trattative fra maggioranza e opposizioni, la Camera ha anteposto il pragmatismo di una risposta dura e condivisa -il reato della porno vendetta-, a una controversa battaglia di facile presa sulla gente, ma di difficile attuazione costituzionale. In Parlamento vincono le donne.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi