La nuova “legittima difesa” è legge dello Stato. Ma al di là delle polemiche tra favorevoli e contrari è una “legittima richiesta” degli italiani

Le forze di sinistra protestano, i magistrati (non tutti) dissentono, e molti penalisti storcono il naso. Ma la nuova legge sulla legittima difesa, approvata ad ampia maggioranza dal Senato e sia pure con notate assenze dei ministri Cinque Stelle, va incontro alle aspettative dei cittadini. I quali, con quel buonsenso che troppo spesso difetta alla politica e ai grandi esperti della materia, volevano che si riaffermassero due principi elementari: nessun delinquente può entrare a casa mia. E l’aggressore e l’aggredito non sono soggetti alla pari. Proteggere la vittima di uno dei più odiosi e violenti reati, è un dovere primario dello Stato, non una subordinata rispetto alle altrettanto ovvie tutele da garantire sempre agli autori di una così diffusa illegalità. Anche se i più gravi episodi con morti e feriti sono, per fortuna di tutti, molti meno di quanto lasciasse intendere la campagna promossa soprattutto da Matteo Salvini per rendere più rigorosa la legge esistente. E rigore il Parlamento ha introdotto, inasprendo le pene e prevedendo, per chi reagisce, la novità dello “stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Ma soprattutto precisando che sia sempre legittima difesa quella di chi compie un atto “per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica”.

In pratica, si restringe il potere di valutazione dei magistrati, chiamati, più che a interpretare la legge, ad applicarla con stringenti criteri.

E’ chiaro, però, che per evitare pericolosi fraintendimenti da parte di chi magari crede d’avere licenza di agire come John Wayne nei vecchi film del Far West, occorrono contrappesi.

Il primo è rendere più rigorosa anche la concessione del porto d’armi, come prospettano esperti delle stesse forze dell’ordine. Che hanno -è bene ricordarlo-, il compito esclusivo di proteggere i cittadini: il giustiziere casalingo non può abitare in Italia. Se poi nella concreta attuazione della legge si finisse per incoraggiare i cittadini a sostituirsi, anziché a chiamare, i carabinieri, c’è sempre una Corte Costituzionale in grado di impedire qualunque imbarbarimento legislativo.

Dunque, sarà solo la cronaca dei fatti -non certo la propaganda pro o l’ideologia contro-, a dirci se la nuova legittima difesa riuscirà a rappresentare con misura ed efficacia la “legittima richiesta” di chi pretende il rispetto della legalità anche sull’uscio di casa.

Pubblicato su  L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi