L’inferno sull’autostrada a Bologna e il diritto alla sicurezza

L’inferno sull’autostrada nei pressi di Bologna non risparmia niente e nessuno. Almeno un morto e decine di feriti, crollato un ponte della tangenziale, danneggiate le abitazioni della zona. Contusi persino i poliziotti e carabinieri che provavano a dirigere il traffico in tilt, dopo l’esplosione del materiale infiammabile nell’autocisterna che ha tamponato un Tir. Ed è stata subito apocalisse, come le immagini di fuoco e fiamme hanno mostrato in modo drammatico. “Pareva un attentato”, ripetevano gli increduli testimoni.

Naturalmente, sarà l’inchiesta ad accertare le cause di questa strage d’agosto, che avviene nelle stesse ore in cui un nuovo incidente tra un furgone carico di braccianti stranieri che tornavano dal lavoro, nel Foggiano, e un camion, lascia sull’asfalto ben dodici morti. Altro evento terribile e inaccettabile.

Ma da nord a sud, e qualunque siano le ragioni, anzi, i torti che hanno provocato queste incredibili tragedie nelle strade d’Italia, non occorrono i lunghi tempi della giustizia per cogliere già adesso alcune verità elementari. La prima è che al trasporto dei carichi pericolosi dovrebbe essere riservato un trattamento particolare e differenziato. Per quanto la prevenzione e la sicurezza abbiano registrato notevoli progressi negli ultimi anni, e la competenza e la coscienza di chi guida camion con materiale a rischio siano, in genere, cresciute, è evidente che una distrazione, un colpo di sonno, un malore siano comportamenti umani imprevedibili. E perciò sono necessari maggiori e più puntuali controlli per evitare l’inevitabile. Così come il rinnovo dei regolamenti e delle regole per poter circolare in tranquillità lungo una rete autostradale che fatalmente finisce per mettere accanto la famiglia nella piccola utilitaria col Tir dalle mostruose sembianze. Il trasporto delle merci, specie di quelle pericolose, non può essere relegato al semplice rispetto dei troppo spessi violati limiti di velocità.

Ma è l’intera spina dorsale della Penisola, cioè la sua infrastruttura della comunicazione, a dover essere ripensata e ammodernata. Dev’essere resa al passo di un tempo che distingue sempre più fra strada e rotaia, fra tutela della persona e dell’ambiente, fra il dovere della sicurezza per tutti e il diritto di ciascuno a non subìre più alcun tipo di inquinamento. Figurarsi a rischiare di morire, e a morire, per l’esplosione di una “bomba a gas” su quattro ruote, in autostrada.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi