La tela gialloverde su fisco e pensioni, fra Roma e Bruxelles

Un po’ cesellatori e un po’ prestigiatori: sono tutti all’opera, nel governo, per “trovare la quadra” fra le pieghe della legge di bilancio ed evitare l’apertura dell’annunciata, ma sempre più improbabile procedura d’infrazione da parte di Bruxelles. “Il dialogo continua”, dicono all’Unione europea, e anche il nuovo e più blando tono usato con Roma indica che il negoziato procede con ottimismo. Tutto sembra ruotare intorno al numero 4, quasi il magico regolatore di conti finanziarie e speranze politiche. Il necessario risparmio sui temi-bandiera di Cinquestelle e Lega, ossia reddito di cittadinanza e quota cento, si aggira, infatti, sui 4 miliardi. E, per aggiustare il rapporto fra il deficit e il prodotto interno lordo, bisogna far capire alla Commissione con quali provvedimenti l’esecutivo italiano passerà dall’iniziale e temerario 2,4 al più realistico e digeribile 2,04.

“La manovra del cambiamento è diventata il cambiamento della manovra”, ironizza il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani (Forza Italia) che, al pari di tutte le opposizioni, attacca la maggioranza gialloverde per le retromarce in corso.

Tecnici e ministri sono al lavoro non per rivedere le novità promesse, ma per attenuarne l’impatto sui conti, rallentando i tempi di attuazione -nel caso delle pensioni riformate- e definendo con più cura requisiti e destinatari del sussidio di Stato. Ma intanto si conferma il taglio progressivo e per scaglioni delle pensioni d’oro (cioè solo sulla quota che supera i 90 mila euro lordi all’anno), così come l’eco-tassa per le sole auto a potente cilindrata. Si colpisce il lusso, dunque, settore, peraltro, nel quale l’Italia primeggia in vari ambiti nel mondo. Ma si prospetta un eco-sconto fino a seimila euro per le auto elettriche e non inquinanti. Cambia pure il bonus cultura di 500 euro per i diciottenni: per i libri sì, per andare al cinema o ai concerti no.

C’è poi una prima riduzione del cuneo fiscale (sgravio dei contributi Inali per le imprese) per alleggerire il costo del lavoro, così come una tutela di quindici anni per le concessioni pubbliche dei trentamila balneari: una sorta di difesa del Mare Nostrum dal liberismo della direttiva-Bolkestein. Fra tagli, investimenti e misure per la crescita la legge di bilancio finisce per subire la stessa sorte di tutte le precedenti manovre: la riscrittura al novantesimo.

Almeno in questo il cambiamento non c’è stato.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi