L’incidente alla basilica di Santa Croce e il dovere di preservare un patrimonio universale che si chiama Italia

Il grave incidente è avvenuto proprio nella basilica di Santa Croce, che è da tempo sottoposta, secondo i responsabili della chiesa fiorentina e universale dove sono sepolti Machiavelli e Michelangelo, Galileo e Foscolo, Alfieri e Rossini, a un piano di costante manutenzione. Tutto accerterà la magistratura, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Ma, intanto, l’improvviso distacco di un capitello con la caduta di un frammento in pietra da un’altezza di trenta metri è finito sulla testa di un ignaro e sfortunatissimo turista spagnolo, uccidendolo sul colpo. E tale disgraziata notizia, che ha sconvolto prima di tutto la povera moglie che dentro la chiesa era accanto al marito e manager di una multinazionale, il cinquantaduenne Daniel Testor Schnell, ha fatto il giro del mondo. Come capita, del resto, ogni volta che a Pompei si sfila anche il più insignificante dei calcinacci. Perché nulla è “insignificante” per il mondo che ama il nostro straordinario patrimonio storico-artistico molto più di quanto noi facciamo per preservarlo, abbellirlo, donarlo alle generazioni di domani con lo stesso impegno e fervore con cui l’abbiamo ereditato da quelle di ieri.

E’ ormai diventato un paradosso insopportabile. Da una parte siamo il Paese più fotografato dell’universo. E l’Unesco, come il notaio, conferma: nella Penisola giace -a volte, purtroppo, letteralmente-, il maggior numero di siti unici e bellissimi dell’umanità. Ma dall’altra parte questo dichiarato riconoscimento internazionale non ci stimola a fare meglio e di più per prenderci cura dei beni della nazione. Per prevenire danneggiamenti frutto dell’usura del tempo, dell’indifferenza degli uomini, del disinteresse politico. Per trasformare l’Italia in quello che il mondo percepisce che è, a dispetto di noi stessi: un museo a cielo aperto che, grazie alla sua storia, alla sua arte, al suo paesaggio, allo stile di vita della sua amabile gente potrebbe fare del turismo la prima e fiorente industria. Al contrario, in uno dei soliti atti di masochismo di cui, come italiani, deteniamo ogni primato, anni fa abolimmo proprio il ministero del Turismo, oggi pietosamente riesumato in coda a quello dei Beni Culturali.

Qualunque cosa dirà l’inchiesta, che il triste episodio di Santa Croce diventi comunque un allarme per dedicarci alla cosa più importante e condivisa che abbiamo: la bellezza e l’incanto della bistrattata Italia.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi