Il terrorismo di guerra di Hamas e l’ora europea delle scelte

Per quanto possa sembrare lontana anche l’altra guerra che Hamas ha appena scatenato contro Israele, i primi effetti negativi già si avvertono pure in Europa, esattamente come accadde all’indomani del primo e altrettanto drammatico conflitto di cui Putin s’è reso colpevole nei confronti dell’Ucraina da quasi 18 mesi: l’economia è sott’attacco.

Niente di paragonabile, certo, all’orrore che gli israeliani stanno subendo per i missili e le incursioni a sorpresa dei terroristi decisi con odio e violenza a cancellare lo Stato ebraico dal Medio Oriente, e che hanno già provocato migliaia di vittime fra morti, feriti e rapiti. Con particolare accanimento nei riguardi dei civili, bambini, donne e anziani.

Ma le atrocità senza fine, contro le quali Tel Aviv s’appresta ad una controffensiva senza precedenti (“La risposta ad Hamas cambierà il Medio Oriente”, ha annunciato e ammonito il primo ministro, Benjamin Netanyahu), producono anche le inevitabili incertezze dei mercati. Tant’è che le Borse già ieri hanno chiuso tutte in rosso e il gas in forte rialzo sulla piazza di riferimento di Amsterdam, così come il differenziale Btp-Bund ha registrato un saliscendi per la forte tensione (fine giornata: 205).

La guerra dello spread è figlia delle due guerre in Ucraina e in Israele, pur molto diverse tra loro. Tuttavia, entrambe colpiscono al cuore società libere -o desiderose di liberarsi- e valori non negoziabili.

La circostanza poi che a soffiare sul fuoco e ad armare gli attentatori ci sia il regime iraniano, fanatico e repressore del suo stesso popolo, non fa che peggiorare lo scenario mediorientale e quindi anche il rischio di pesanti risvolti sul futuro economico ed energetico degli europei.

Ma oggi la priorità geopolitica e la posta in gioco tra civiltà del mondo libero e barbarie sono tutt’una: come salvare le vite degli ostaggi nelle mani insanguinate di Hamas, e come preservare il diritto di Israele all’esistenza e alla sicurezza. Diritto che sarà fatto valere con la risposta militare che le autorità politiche di Tel Aviv stanno preannunciando con tutti i mezzi di comunicazione, quasi a voler preparare il mondo a una reazione che sarà durissima a fronte delle mostruosità subìte.

Grande è la preoccupazione dei principali cinque Paesi occidentali -compreso il nostro- riuniti in un vertice di emergenza.

Per tutti è arrivata l’ora delle scelte.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi