La guerra e le svariate reazioni politiche in Italia, e tutto divenne un’”insalata russa”

Non poteva che diventare un’”insalata russa” la varietà delle reazioni del frastagliato mondo politico in Italia di fronte all’Ucraina assediata da Putin. Naturalmente corale è la condanna per lo Zar che fa politica coi carri armati. Ma quanti distinguo sul che fare, adesso che il Donbass ucraino è sotto padrone moscovita e la Russia “prepara l’invasione su larga scala entro 48 ore”, secondo l’allarme lanciato dall’amministrazione americana. Che in quanto a previsioni finora ci ha visto giusto.

Rigorosa appare la posizione di Draghi che, in armonia con la strategia dell’Ue, sospende anche qualunque ipotesi di bilaterale con Mosca –pur da giorni annunciato-, finché la tensione continuerà a restare alle stelle. Poi esorta a non tollerare “prevaricazioni e soprusi”.

E i partiti come si muovono? Divisi e zigzaganti.

Pieno è il sostegno alla richiesta di dure sanzioni avanzata da Biden e che accomuna il Pd di Letta e l’Iv di Renzi, rovesciando un’antica ma ormai lontana tradizione antiamericana della sinistra italiana (e persino filosovietica nella notte dei tempi del Pci).

Bifronte si muove il M5S: sanzioni contro Mosca chiede con forza il ministro degli Esteri, Di Maio, mentre Conte, il leader, raccomanda di tenere tutti i canali diplomatici aperti.

Contraddizioni anche nella destra a sua volta anticomunista e filoatlantica per antonomasia, ma che stavolta misura le parole.

Tajani e Forza Italia stanno con la Casa Bianca, ma invitano a lasciare spiragli aperti per parlare con Putin (nota è l’amicizia di Vlad con Berlusconi). Salvini considera le sanzioni un’”ultima soluzione”, spiegando che rischiano di diventare un boomerang, cioè che potrebbero danneggiare le imprese italiane, come avvenuto altre volte in passato. Quanto a Giorgia Meloni condanna l’invasione, ma allo stesso tempo critica la politica di Obama e Biden nei rapporti con la Russia. In particolare, nell’aver spinto a favore della possibilità di un imminente ingresso dell’Ucraina nella Nato. Lo spunto e l’alibi che Putin ha utilizzato per oltrepassare la frontiera, violare il diritto internazionale e mettere l’Europa con le spalle al muro.

Manca tanta Europa, ecco, nelle posizioni di maggioranza e opposizione. Tutti in ordine sparso, tutti presi alla sprovvista.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi