La guerra di Putin e un solo quesito: dove si fermerà l’invasore?

La più pericolosa minaccia all’Europa in tempo di pace s’è purtroppo avverata e ora resta solo un quesito: dove si fermerà Vladimir Putin? Come i pragmatici americani avevano detto e gli europei poco creduto, la Russia ha trasformato il Donbass ucraino nel suo cortile di casa, come con la Crimea nel 2014 nel silenzio o quasi dell’universo.

La storia si ripete: invadere e di fatto annettere, così si spiega e dispiega il diritto del più forte. Sia pure un diritto da nessuno riconosciuto, se non dalle popolazioni russofone delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk, che hanno accolto festanti il tetro arrivo dei carri armati. Carri armati: un’altra storia già vista, quando l’Urss spegneva con la repressione i sogni di libertà europea nei Paesi considerati di sua pertinenza.

“Ci attendiamo un attacco russo su larga scala”, paventa ora la Nato. Fine delle illusioni diplomatiche, almeno per adesso. Putin getta la maschera e fa valere un nazionalismo mai venuto meno -neppure dopo il crollo del comunismo e la decomposizione della Repubblica sovietica- e per dire a tutti che con la grande Russia non si scherza.

Certo, ci sono la mano e la testa dell’autocrate in questa violazione dell’altrui sovranità che ha preso il mondo in contropiede. Così come la mai sopita sindrome della nazione che, da Napoleone a Hitler, si sente sempre assediata. Né si può nascondere lo smacco degli accordi di Minsk, oggi liquidati come carta straccia dal nuovo padrone di una parte orientale dell’Ucraina. Dovevano concedere anche un’autonomia ai territori con le comunità russe: non è avvenuto.

Tuttavia, gli errori di ieri non possono giustificare l’orrore di oggi, come testimoniano le sanzioni approvate dall’Ue, che reagisce compatta dopo il girare a vuoto diplomatico con troppo ritardo: non occorreva aspettare a contare 170 mila soldati russi ai confini ucraini per indovinare cosa potesse accadere. Pesanti le sanzioni Usa.

Mentre Berlino annuncia l’altolà al progetto del gasdotto Nord-Stream2 fra Mosca ed Europa occidentale -l’errore più grave che l’ex cancelliera Merkel lascia in eredità-, è alto il rischio che il conflitto in quell’area divampi in guerra in altre parti dell’Ucraina. Con effetti devastanti per la popolazione e inimmaginabili per tutti gli europei.

E il fatto che ciò dipenda solo o soprattutto da Putin, accresce le preoccupazioni di un Occidente sfidato alla sua ultima frontiera.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi