Fiducia della Camera al nuovo governo giallorosso. Ma la navigazione sarà molto difficile

Nel giorno della verità, con la Camera che ha votato la fiducia al governo di Giuseppe Conte in versione giallorossa (343 sì e 263 no), non poteva essere più esplicito il dialogo tra sordi. Di qua il presidente del Consiglio annuncia una stagione di riforme, il taglio del cuneo fiscale e il salario minimo, oltre a un nuovo patto di stabilità in Europa. Rivendicando la novità di un esecutivo sobrio e mite nel linguaggio.

Ma l’aula è già diventata una corrida, e di là risponde un’inferocita opposizione di centrodestra al grido -che si leva anche dalla protesta promossa in piazza Montecitorio- di “elezioni subito”.

Nel Palazzo e fuori ecco la plastica contrapposizione fra due idee di Italia, destinate non a incontrarsi a breve in nome di un prioritario interesse nazionale ma, al contrario, a sfidarsi alla lunga sia sul piano legislativo in Parlamento, sia al momento del voto regionale in Umbria (27 ottobre) e poi in Calabria ed Emilia-Romagna.

Nessuna delle reciproche accuse, dopo la rottura della precedente maggioranza gialloverde per volontà di Matteo Salvini, è venuta meno.

Anzi, col passare dei giorni anche circostanze di oggettiva soddisfazione per tutti gli italiani (al commissario Paolo Gentiloni potrebbe essere assegnato il portafoglio economico più importante dell’Unione), non attenuano il braccio di ferro in pieno e vigoroso corso. E’ muro contro muro fra i Cinquestelle, che si ripresentano a governare con un’alleanza rovesciata (il Pd al posto della Lega) invocando il dovere di non lasciare la nazione senza rotta né timone, e chi invece incolpa la nuova maggioranza di agire senza il beneplacito elettorale del popolo sovrano. Fuori dalla mischia è rimasta solo l’impeccabile procedura seguita dal Quirinale per risolvere la crisi.

Se la situazione non cambierà nelle prossime settimane -e, per ora, nulla lo lascia presagire-, il governo avrà una navigazione difficile. Dovrà giocare la carta del rilancio dell’economia per ritrovarsi, se non con un’opposizione meno “irresponsabile” -per citare Conte-, almeno con una più ampia sintonia nel Paese rispetto a quella registrata in tutte le ultime elezioni. Scelte economiche forti, ma con quali risorse?

Il Conte bis potrà contare sulla benevolenza di Bruxelles. Di tutti i cambiamenti annunciati, questo è reale. Quanto l’Europa potrà influire sul governo che salpa -previa prevedibile, ma più insidiosa fiducia al Senato, oggi-, lo vedremo presto nella legge di bilancio.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi