E sul superbonus (opportuno e nefasto allo stesso tempo) la guerra continua

Grande incentivo per la ripresa o grande buco che comprime la possibilità di una legge di bilancio che rilanci con forza l’economia?

Sul superbonus la guerra continua, e i numeri di una misura che si è rivelata allo stesso tempo opportuna e nefasta a quanti erano chiamati a valutarne gli effetti sui costi prima che venisse attuata, sono ormai diventati il pallottoliere dello scontro politico.

Se i 37 miliardi che ballerebbero, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato, hanno indotto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ad annunciare che il governo non intende prorogare il provvedimento “nelle forme finora conosciute”, e a contestare questa misura “pagata da tutti gli italiani, ma che ha interessato meno del 3% del patrimonio immobiliare esistente”, l’Agenzia delle Entrate ricorda che dal 2 al 31 ottobre vanno presentate le domande via web sul superbonus rimodulato. Si tratta delle richieste di contributi a fondo perduto sugli interventi detraibili ora al 90% e riservata ai proprietari di immobili adibiti a prima casa con un reddito non superiore a 15mila euro.

Ma Giuseppe Conte non ci sta a essere il principale bersaglio delle polemiche. Fu il suo governo a introdurre nel 2020 il rimborso integrale delle spese di riqualificazione degli immobili -e un ulteriore 10% nel caso di ristrutturazione energetica-, per rianimare il settore edilizio in grave difficoltà dall’improvvisa e imprevista epidemia del Covid, che colpiva la salute dei cittadini e l’economia della Nazione.

Se anche Matteo Renzi lo accusa di “sciatteria e incapacità” nel gestire la misura, Conte replica a tutti i suoi accusatori sottolineando che il bonus ha fatto salire il Pil dell’11% in due anni e creato un milione di posti di lavoro. “Basta bugie del governo, non c’è alcun buco nel bilancio”, afferma l’ex presidente del Consiglio e oggi leader del M5S.

Ma da Palazzo Chigi anche Mario Draghi aveva contestato duramente “la validità del 110%”. Oggi il governo si trova a dover “fare i conti” con due esigenze: non aggravare la spesa pubblica e non penalizzare quanti, cittadini e imprenditori, grazie a queste misure di pronto intervento hanno agito con correttezza nel rispetto della legge. Un pasticcio economico- politico che impone di non aggiungere errori a errori, affrontando con responsabilità l’innegabile problema, anziché agitarlo per pura polemica.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi