Due parole sul Def e sul governo

Il governo certifica la fine della sua campagna elettorale. All’insegna di un prudente realismo, il Consiglio dei ministri ha approvato il Def 2023, cioè il documento di economia e finanza che rappresenta la base per la legge di bilancio, e che rivela anche gli obiettivi dell’esecutivo, indicando la strategia per raggiungerli.

A condizionare le scelte della maggioranza è soprattutto il quadro di perdurante incertezza internazionale, che impone -ha spiegato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti-, di tenere in gran conto l’effetto della guerra in Ucraina e delle tensioni geopolitiche che ne conseguono. Così come il rialzo dei tassi d’interesse e le crisi, pur circoscritte, di sistemi bancari. Tutto ciò nonostante il rovescio della medaglia, ossia “l’allentamento degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia”, come ha precisato Giorgetti.

Dunque, uno scenario ancora insidioso, che impedisce qualunque riproposizione di promesse mirabolanti in ambito fiscale o pensionistico, e che suggerisce d’accontentarsi dell’unico “miracolo” possibile: il traguardo di una crescita all’1 per cento (e dell’1,5 per il 2024). Prospettive non alte, ma più elevate del previsto. Comunque, segnali di vitalità e resilienza dell’economia italiana, sottolinea il governo.

Decisa anche la destinazione del tesoretto di 3 miliardi ottenuto dall’aggiornamento delle previsioni: andrà a beneficio del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi.

Nell’impostazione del Def, che riserva -e come non potrebbe?- attenzione ai conti pubblici, non mancano interventi per imprese e famiglie. Ma anch’essi “in un quadro di sostenibilità”. Si prospettano la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 e provvedimenti contro il calo demografico.

Il centrodestra conferma, quindi, le sue idee di riforma fiscale e di aiuti per alleggerire le bollette. Ma pure queste scelte appaiono graduali e non sono più sventolate come misure-bandiera: non è più il tempo.

Il governo ha inoltre deliberato lo stato di emergenza per sei mesi per far fronte all’eccezionale aumento dei flussi di migranti, “ma bisogna coinvolgere l’Europa”. Ed ha approvato un disegno di legge per punire con severità chi imbratta o deturpa i beni culturali.

Vandali d’arte e Bruxelles: il Def ricomincia anche da qui.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi