Crescita, crescita e ancora crescita: la grande sfida da tutti invocata

Con parole e toni diversi, dagli industriali alla Banca d’Italia dicono tutti la stessa cosa: la manovra è equilibrata, ma insufficiente. Insufficiente per far crescere l’economia, per investire, per competere. Sullo sfondo aleggia lo sciopero generale proclamato dai sindacati per il 17 novembre, anche se l’apposita Commissione di garanzia sottolinea che non ci sono i requisiti per poterlo considerare tale, invitando i promotori a rimodularlo secondo il codice di autoregolamentazione a salvaguardia degli utenti. Il diritto allo sciopero non si discute, ma va contemperato con il diritto dei cittadini a non rimetterci loro -per esempio nel ricorso ai servizi pubblici-, durante l’annunciata protesta anti-governativa.

La polemica diventa subito politica. Matteo Salvini, leader della Lega e forte della decisione del Garante, accusa: “Una minoranza di iscritti ad alcune sigle sindacali non può danneggiare un intero Paese”. I sindacati confermano la mobilitazione e replicano che il Garante sbaglia.

Braccio di ferro in corso tra maggioranza e sindacati e Bankitalia che fa i conti ai conti: ancora debole l’attività economica con una modesta previsione di crescita, lo 0,7% per quest’anno. La nota di aggiornamento del documento di economia e finanza del governo “è nel complesso coerente”, dice Andrea Brandolini, che rappresenta Banca d’Italia in un’audizione parlamentare sulla manovra. Le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef dovrebbero aumentare i redditi di “quasi 3 famiglie su 4”, dice. Ma attuare una manovra espansiva, associandola a un piano di privatizzazioni, farà scendere di poco il rapporto tra debito pubblico e Pil.

“Tagli pesantissimi, il governo cambi rotta”, protestano le Province.

Anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, legge in controluce la legge di bilancio. “Ragionevole, ma incompleta”, sottolinea, perché manca una strategia di sviluppo. Incoraggiante la riduzione del cuneo contributivo. Ma vale solo per un anno, non può creare un impatto forte e duraturo sul futuro. Se l’economia italiano/europea s’è fermata per l’alta inflazione e l’aumento dei tassi d’interesse, ciò che più preoccupa il mondo industriale è il calo degli investimenti. “Una manovra espansiva toglie risorse al sistema produttivo”, afferma Bonomi. Che ricorda: solo il 9,4% dei 30 miliardi di misure estensive “è dedicato alle imprese”.

Crescita, crescita e ancora crescita: ecco la grande sfida da tutti invocata.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova