Voto europeo, il conto alla rovescia è già partito, ma i conti dell’economia non tornano

Il conto alla rovescia è già partito, ma i conti dell’economia appaiono un traguardo sempre più lontano. A dodici giorni dal voto per Strasburgo, che sarà l’appuntamento elettorale più importante di tutti nei quarant’anni di storia politica dell’Unione europea, la raffica di promesse per scongiurare il rischio di nuove tasse con la pesante Finanziaria d’autunno è ormai inarrestabile.

Nel suo giro per Verona in lungo e in largo, Matteo Salvini si mette, letteralmente, di traverso contro d’ipotesi di aumento dell’Iva. “Dovranno passare sul mio corpo”, avverte con aria di sfida. Sottolineando, inoltre, che in nome del lavoro in Italia, nessun vincolo di Bruxelles è da considerare intoccabile. “Se servirà infrangere alcuni limiti del 3 per cento o del 130/140, tiriamo dritti, finché non arriveremo al 5 per cento di disoccupazione”, ammonisce il vicepresidente del Consiglio nei panni, soprattutto, di leader della Lega che parla alla piazza. Perché a ricordargli il risvolto istituzionale delle sue esternazioni, ci pensa subito il collega e rivale Luigi Di Maio. Che cita la stabilità richiesta dal mondo imprenditoriale. E’ “irresponsabile” -polemizza- “far aumentare lo spread come sta accadendo in queste ore, parlando di sforamento del rapporto debito-Pil, che è ancora più preoccupante del rapporto deficit-Pil”.

Ce l’ha con le “sparate” dell’alleato e antagonista, al quale non perdona neppure l’insinuazione di una curiosa ed eccessiva “sintonia tra Pd e Cinque Stelle”. “Salvini è cambiato, si è tolto la felpa e difende la casta”, lo attacca, ricambiando, Di Maio.

Lo scontro è destinato a durare almeno fino all’arrivo del verdetto del 26 maggio. Ma in questa contrapposizione totale e corporale resta sospesa, in entrambi i contendenti, la grande risposta sulla legge di bilancio. Che tornerà in primo piano un minuto dopo le Europee.

Nessuno osa indicare in che modo lo Stato potrà e dovrà far fronte alla valanga di impegni di Salvini e Di Maio, dalla tassa piatta al reddito di cittadinanza, dalla quota 100 al taglio del cuneo fiscale, dal “no” alla temibile patrimoniale alle maggiori detrazioni per professionisti.

Dove pensano di trovare i soldi per assicurare tale e tanto Bengodi ai cittadini? Come sperano di stimolare la crescita e rimettere l’economia in forte cammino, al di là del mare di parole? Dove naufragar non è affatto dolce per gli italiani.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi