Ballare a due metri in discoteca

Regione che vai, misure anti-Covid che trovi. Eppure, se c’è un’epidemia uguale per tutti, se c’è un virus capace di colpire senza guardare in faccia nessuno oltre ogni confine, è proprio quello che s’aggira come uno spettro per l’Europa e per il mondo.

Con evidente ritardo rispetto al fai da te istituzionale che regna da mesi in varie parti d’Italia contro la malattia, il governo ha finalmente deciso di convocare una riunione straordinaria della conferenza Stato-Regioni per adottare regole uniformi valide sull’intero territorio nazionale. Forse si sono resi conto che il Coronavirus non fa alcuna differenza neanche fra campanili. Ama, al contrario, accendere i suoi focolai dove capita, liberamente, infischiandosene anche della confusione provocata delle più stravaganti ordinanze regionali.

L’ultima viene dalla Sardegna e sta già suscitando l’ironia via social. Tema del contendere: come muoversi in discoteca, luogo di svago tra i più insidiosi per il contagio.

Fino al prossimo 31 agosto i vacanzieri nell’isola potranno ballare in locali purché all’aperto e con alcune accortezze. Fra queste, il divieto di assembramento, la capienza mai superiore al 70 per cento e il distanziamento -su questo s’è scatenata la polemica- fra uno e due metri. Il previsto raddoppio dei due metri dipende se si accede o meno alla pista da ballo. Più che una probabilità, in discoteca. Anche la Toscana prevede con una sua ordinanza i due metri sotto il cielo.

Ma, a parte che nessuno va a divertirsi portandosi il metro in tasca per calcolare le distanze tra una macarena e una samba, se i due metri tra corpo e corpo sono violati a lungo o per qualche secondo di movida, che succede? Forse la luce psichedelica segnala il pericolo con un effetto speciale? Il dj lancia l’allarme alla coppia trasgressiva? Come si sorveglia e sanziona un comportamento già di per sé incontrollabile, essendo la libera danza tra ragazzi l’opposto di una disciplinata marcia militare di adulti? E poi: qual è la garanzia che, ballando all’aperto con due metri di distanza, si può stare tranquilli? Se così è, lo certifichi il comitato nazionale di esperti e valga per tutti.

E’ urgente avere un indirizzo unico e ragionevole (la sicurezza va a braccetto del buonsenso) per tutte le discoteche della Penisola. Finora ci era stato detto che bastava rispettare un metro per stare sereni.

La sfida dei centimetri porti alla chiarezza e non al caos.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi