Le banche al tempo della guerra

La guerra e la crisi energetica fanno male a tutta l’Unione europea. Ma le banche hanno retto alla tempesta con una solida posizione patrimoniale e di liquidità.

E’ il verdetto, all’insegna dell’ottimismo, della vigilanza della Bce a conclusione del cosiddetto esercizio Srep -l’attività di revisione e valutazione prudenziale- condotto sugli istituti di credito dell’eurozona.

Lo studio sui profili di rischio delle banche e delle eventuali misure utili per evitare sorprese, induce la Banca centrale ad affermare che, nonostante le prospettive siano peggiorate nel corso di questi mesi, «i tassi in aumento stanno portando a un incremento della redditività e della generazione di capitale».

E’ un buon segnale la buona salute delle banche. Se sono solide e la loro redditività appare in crescita, significa che la spina dorsale del sistema economico dell’Ue è sana e forte.

Ma allo scenario macro bisognerebbe sempre aggiungere quello micro.

Se nel loro complesso le banche si sono difese con vigore e presentano “un capitale solido”, non altrettanto si può affermare su quanti, famiglie e imprese, agli istituti devono ricorrere per mutui, prestiti e finanziamenti.

Per restare ai soli mutui, quelli a tasso fisso hanno registrato, secondo la stessa Fabi, i contraccolpi più forti proprio a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. E le rate di quelli variabili sono cresciute fino al 43 per cento.

Dunque, impatto negativo sulle tasche delle famiglie, che sono state anche costrette a intaccare i propri risparmi e, nel caso degli imprenditori, a ridimensionare o sospendere gli investimenti per le loro aziende.

Da una parte si registra la capacità di resistenza che la Bce riconosce agli istituti bancari. Ma dall’altra vale la vita reale: l’aumento del costo del denaro e l’inflazione galoppante hanno messo in difficoltà i cittadini.

Al punto che i governi, a cominciare dal nostro, sono dovuti intervenire per lenire il grave danno economico con misure urgenti, necessarie e adottate a più riprese. Eppure, ancora insufficienti.

Se la accertata solidità degli istituti dell’eurozona rappresenta un’iniezione di fiducia, c’è un rovescio della medaglia che riguarda e penalizza gli italiani. E all’orizzonte si intravede la grande incognita del caro bollette e della guerra, che nessuno sa fino a quando durerà.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi