Venti di guerra, e l’Europa che fa?

Pandemia per tutti e anche voto sul Quirinale per noi italiani. Volge altrove l’attenzione degli europei, che ancora non sentono i venti di guerra ai confini di casa. Forse il conquistato valore della pace che da 77 anni regna nell’Ue, forse la scommessa che Putin non passerà dalle minacce all’invasione dell’Ucraina, portano a sottovalutare il pericolo incombente e più grave dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Il punto è che fare, in concreto, per attenuare la tensione fra Mosca e Washington all’insegna di muscoli in piena esibizione: esercitazioni di truppe in Crimea da parte russa in risposta alle mobilitazioni Nato.

Proprio in queste ore la Francia di Macron prova a crearsi un ruolo diretto con Putin, mentre la Germania non manda armamenti alla ricattata Ucraina. Ma, a essere ricattata, è l’intera Ue: oltre un terzo del fabbisogno di gas è legato a Mosca. Eppure, anche uno scontro economico (sanzioni contro la Russia in caso del blocco del gas; blocco, peraltro, che danneggerebbe gli stessi introiti di Mosca), non risolve.

Se l’Europa fa bene a lasciare il suo personale nelle ambasciate di Kiev, male fa a dividersi: qui Putin ci prova. Già la Polonia accusa i tedeschi di anteporre le loro esigenze economiche e gli Usa ammoniscono Berlino: niente gasdotto Nord Stream 2 se la Russia invaderà Kiev. Putin esige che l’Ucraina non entri nella Nato. Sul tema, tutelando il principio intoccabile della libertà di scelta, un’intesa può camminare.

La partita è molto dura. Ma quando il gioco si fa duro, è la politica che deve mettersi a giocare. E per l’Europa siamo già ai supplementari.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi