Vaccinazioni, la via italiana al modello francese

Non esiste la libertà di far ammalare gli altri. E’ un concetto che il presidente della Repubblica, Mattarella, esponeva nel luglio 2020. Quattro mesi prima la pandemia uccideva 800 persone al giorno (9, invece, i decessi di ieri). Ora un altro presidente, Macron, ha annunciato ai francesi che presto dovranno vaccinarsi o farsi il tampone persino per andare al bar e al supermercato. E che il governo sta valutando di rendere obbligatorio il vaccino non solo per i sanitari.

Che è successo da allora a oggi, da Mattarella a Macron? Perché la Francia, patria della moderna libertà, adotta il pugno di ferro?

La spiegazione è scientifica e realistica: proteggersi dalle più aggressive varianti in arrivo, a partire dalla già diffusa Delta. L’unica difesa finora trovata è il vaccino: da 800 morti a 9, serve dire altro?

Anche il governo-Draghi sta pensando a una “via italiana” del rigore per convincere i diffidenti a non vanificare lo sforzo titanico di un intero Paese, che vuole tornare a vivere e ad abbracciarsi. Ma che, per farlo, non può restare in balìa di una minoranza riluttante. Persone che per paura, ideologismo o solo sottovalutazione della posta in gioco -il rischio di finire intubati in ospedale o morire- ancora tentennano. O magari pensano di potersi riparare sotto l’ombrello dell’altrui immunità di gregge. Ma l’effetto gregge si ottiene con la responsabilità di tutti, non se alcuni tergiversano e altri si sottraggono. Estendere l’obbligo del certificato verde è il più grande atto di libertà.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi