“Stavolta io non so per chi votare”: perché prendere sul serio il disorientamento di tanti italiani

Gira e rigira, alla fine le campagne elettorali si somigliano tutte. Ma forse in nessuna come questa appena cominciata, già si sente ripetere la stessa tiritera da molti: “Stavolta io non so per chi votare”.

E’ una frase che colpisce: non manca, in realtà, una vasta e diversificata offerta politica. Eppure, il dubbio pronunciato a voce alta proviene da cittadini di ogni tendenza. E’ come se stesse prendendo corpo un diritto alla perplessità che investe una parte di italiani a prescindere dalle loro radicate oppure fragili convinzioni politiche.

Ma l’interrogativo del non sapere per chi votare, non è qualunquismo. Al contrario, guai a sottovalutarlo, se è lo stesso vescovo di Verona ad aver anche lui espresso l’identico concetto d’incertezza che è facile ascoltare parlando con persone di cultura, estrazione sociale e sensibilità diverse.

Ma rispetto ai conoscenti e agli sconosciuti, la differenza è che un vescovo ben conosce la sua gente. Nessuno meglio di lui può cogliere e interpretare i dubbi di tanti cattolici, di un ceto medio e popolare di credenti che rappresenta un’anima profonda e importante dell’Italia.

E allora al dubbio si somma il dubbio: chi rappresenterà questi indecisi consapevoli? Chi si prenderà carico e cura del malessere dichiarato da persone deluse o disilluse non da questo o quel partito, ma dall’idea generale che la politica ha dato di sé negli anni? Politica intesa non come un male diabolico da evitare -così pensano i qualunquisti-, ma come un bene comune dal quale ci si sente ormai lontani. Perché non agisce anche in tuo nome. Perché non incide sulla tua vita. Perché non condivide le comuni sofferenze e speranze.

Può darsi che questo ampio fronte, oggi, di incerti “a ragion veduta” (e non per puro spirito da bastian contrari), col passare dei giorni sceglierà, invece, di scegliere. Non è neppure detto che l’alta quota di potenziali astensioni, che sempre i sondaggi registrano quando parte la sfida elettorale, resisterà il 4 marzo: l’Italia è la nazione con la maggiore partecipazione al voto in Europa. Ed è probabile che il primato anche stavolta sarà, nonostante tutto, rispettato.

Tuttavia, per poter dar torto ai sondaggi e ragione alla nostra tradizione d’impegno elettorale, i partiti devono prendere sul serio il problematico richiamo del vescovo e di tanti disorientati italiani.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi