Se Di Maio e Salvini riscoprono le barricate. E il governo Conte non va

Si erano tanto amati, quando insieme governavano. Ma ora che i carissimi nemici Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono da tempo lasciati, ecco che entrambi scoprono l’elisir di lunga vita politica: per riconquistare i consensi perduti -nel caso del primo-, o per mantenerli, nel caso del secondo, la via maestra è una sola: far valere l’anima barricadera che è in loro.

E così Di Maio partecipa da ex leader al ritorno in piazza dei Cinquestelle. Al grido battesimale di “onestà!”, i grillini si sono ritrovati a Roma per rilanciare l’antica battaglia contro i vitalizi. E per difendere la controversa riforma della prescrizione propugnata dal loro ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dagli attacchi soprattutto di Matteo Renzi, l’inafferrabile e -pare- irriducibile alleato nella maggioranza. “Serve uno Stato che punisca i furbi”, dice Di Maio ai militanti.

Non è da meno Salvini, che rievoca il mai sopito antieuropeismo della Lega, elogiando il comportamento degli inglesi con la Brexit, “perché o l’Europa cambia o non ha più senso di esistere”. Salvo poi precisare che nessuna Italexit è all’orizzonte, e dunque allineandosi alle parole dell’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Il quale ha archiviato anche l’altra idea leghista delle origini di uscire dall’euro.

Gli appelli più di lotta che di governo dei due movimenti -l’uno tuttora a Palazzo Chigi, l’altro con l’obiettivo di tornarvi dopo il richiesto voto anticipato-, riassumono lo spirito con cui si muovono i politici d’ogni schieramento: nei panni di chi recita sempre la parte dell’oppositore, a prescindere dai ruoli fuori dal governo o perfino dentro.

E’ una tentazione che a turno colpisce tutti i partiti. Tanto più incalzante, quando i governi faticano, come l’attuale Conte 2 che naviga fra venti di crisi. Il presidente del Consiglio è salito al Quirinale proprio per parlare delle tensioni sulla riforma-Bonafede contestata duramente da Renzi, quasi un “oppositore di governo”.

Ma quando lo scenario è del tipo che alla fine tutti contestano tutto, e che all’opposizione per ruolo -il centrodestra- s’aggiungono gli oppositori nella maggioranza stessa, non si fa molta strada.

Jacques Chirac, che fu per due volte presidente della Repubblica in Francia, una volta ammonì: “Opporsi è come andare in bicicletta. Quando si smette di pedalare, si cade”.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi