Se a pagare il prezzo della crisi sono i bambini (studio della Banca d’Italia)

Il dato è un pugno nello stomaco, e non solo perché a renderlo noto è una fonte importante come la Banca d’Italia: un bambino su dieci vive in una situazione di “povertà assoluta”. Succede qui, in Italia, uno dei Paesi più industrializzati e benestanti del mondo. Succede che nel periodo della crisi preso in esame dall’Istituto, in particolare nel 2015, le famiglie più numerose siano state le più colpite. Nuclei sopra i due/tre figli, in cui i minori -più ancora che gli anziani, precisa lo studio-, hanno pagato il prezzo delle difficoltà. Ed è spiegabile con la mancanza di protezione sociale per i bambini, a differenza, appunto, degli anziani, che magari possono godere di pensioni, per quanto minime esse siano, o di assistenza sociale: la rete della comunità in qualche modo li ha difesi dalla crisi infinita. Invece i piccoli no, i piccoli hanno sofferto tutti i drammi delle loro famiglie. E di una società per la quale già la questione della denatalità -la media in Italia è di 1,2 figli per coppia: tra le più basse dell’universo-, non rappresenta una grave priorità da affrontare. Basti ricordare un altro primato negativo, quello della minor quantità di asili-nido per le donne che lavorano, ormai la grande maggioranza. E, per giunta, mal distribuiti lungo la Penisola. La sofferenza ricade soprattutto sui nuclei di cittadini stranieri, i più danneggiati (due su tre in percentuale).

Questa non-curanza per il diritto fondamentale che dovrebbe essere riservato a ogni bimbo, ossia il diritto di poter crescere con amore familiare e serenità economica, finisce per esplodere al momento della crisi. Secondo la fotografia di Bankitalia, l’aumento della povertà tra i minori è frutto di una doppia circostanza. Da un lato il periodo nero che ha attraversato l’economia nostra ed europea. Dall’altro l’insensibilità che a livello amministrativo e legislativo il tema ha finora registrato. Misure ad hoc come la legge-delega sulla povertà o iniziative sui redditi poco incidono. Invece la strada dovrebbe essere quella di intervenire sulle famiglie più bisognose, garantendo servizi o assicurando benefici.

Ma un Paese del G7, vertice che ha ben chiaro il dovere di investimenti in Africa per alleviare la povertà tra i bambini, non può trascurare o sottovalutare come aiutare anche i nuclei di italiani e di stranieri che molto male se la passano in casa. Una politica per i bambini non è solo un atto d’amore e di giustizia: è un interesse nazionale.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi