Quella multa da togliere a un amico: se anche a Torino (nuova amministrazione, nuova politica) si rischiano i vizi della casta

Impossibile ricordare a memoria tutte le sigle delle tasse che scadono, tra acconti, addizionali e ritenute, a novembre. Anche perché, per farcele digerire, i governi hanno imparato a camuffarle, cambiando di continuo le loro denominazioni. E così a oggi sappiamo delle varie Irpef, Iva, Irap, Ires che incombono sulle tasche dei cittadini e delle imprese. Non briciole d’imposta, ma una torta che s’aggira sui 55 miliardi di euro, secondo i calcoli della Cgia di Mestre.

Verrebbe, perciò, da sorridere, se non fosse cosa invece molto seria, su quanto è avvenuto a Torino. Dove, a fronte del conto salatissimo che tutti gli italiani sono chiamati a pagare in tasse, il capo di gabinetto di Chiara Appendino, sindaco della novità pentastellata, è inciampato per una multa di novanta euro.

Secondo un’intercettazione telefonica, Paolo Giordana, stretto collaboratore della Appendino, avrebbe chiesto di togliere tale multa a un amico. Una pratica molto diffusa in tutta Italia nell’era della vecchia politica. Ma qui siamo sotto la Mole, dove soffia un vento nuovo. Per questo la piccola vicenda esplode come un grande scandalo. I tempi sono cambiati. E perciò Giordana s’è subito dimesso, giurando sulla propria correttezza “che dimostrerò nelle sedi opportune”. Mentre la Appendino sottolinea che, andandosene, il suo capo di gabinetto “ha messo al primo posto l’interesse della città”.

Il caso rivela quanto sia difficile per chi governa, non importa a quale livello, rompere con le abitudini da casta. Anche piccole, ma sempre odiose. Si pensi, per esempio, alla vagonata di biglietti d’ingresso in omaggio che, dagli stadi di calcio ai concerti di musica, vengono spesso elargiti o anche pretesi da molti abitanti del Palazzo. Che certo non avrebbero difficoltà alcuna a pagarsi la tribuna o il palco di tasca propria.

E’ un triste andazzo che negli ultimi tempi, come dimostra proprio il caso torinese, non è più tollerato. Ma che non è stato radicalmente estirpato. Oggi chi lo pratica è solo più accorto per non dare troppo nell’occhio. Eppure, sono questi piccoli privilegi che mandano in bestia i cittadini e contribuenti.

Quanto più credibile sarebbe una classe dirigente capace di dare belle lezioni di comportamento fin dalle cose solo in apparenza modeste.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi