Quanto vogliamo osare

Viviamo nel Paese più fotografato dell’universo. Eppure, noi italiani fatichiamo a riconoscerci nel bel ritratto che ci fanno i viandanti della Terra. Siamo timidi, timorosi, titubanti a fronte della disinvoltura del mondo di noi innamorato. Nell’epoca dei selfie manca l’autoscatto dell’Italia.

A rievocare lo spirito dell’antica Roma, ci ha dovuto pensare la cinematografia statunitense col Gladiatore. A ricordarci ogni giorno la genialità di Leonardo si dedicano i francesi con La Gioconda esposta al Louvre come il capolavoro più importante di tutto il museo. A rendere perenne la leggenda di Garibaldi s’impegnano i latino-americani, che hanno disseminato di statue e di aneddoti i territori dove l’eroe dei due mondi visse in modo probo e combatté per la libertà.

Roma, Rinascimento, Risorgimento: l’Italia è l’unica nazione che per tre volte in periodi tanto diversi e lontani fra loro, è stata al centro del mondo. I frutti di quelle italianissime radici sono diventati patrimonio dell’umanità. Per questo ci vogliono bene. Oggi il Belpaese è imitato nella moda, emulato nel cibo, seguito nello sport e inseguito nella sua industria creativa e produttiva, nella sua laboriosità. L’Italia è ammirata per un tesoro d’arte e di cultura senza pari sparso lungo l’intera Penisola. Risultiamo simpatici per il tratto allegro e amabile della nostra gente, per il senso estetico ed etico del bello che la nazione esprime, dalla bella lingua al belcanto. Il bello, diceva Stendhal, «è una promessa di felicità».

Belvivere nasce per mantenere la promessa. La nostra rivista intende raccontare e far riflettere su questo stile di vita così italiano e così internazionale, dovunque esso si manifesti. Storie, emozioni e bellezze per spiegare che cos’è veramente il nostro Paese, se solo osassimo per un momento alzare lo sguardo oltre le beghe da campanile. Se solo capissimo che gli eterni conflitti tra guelfi e ghibellini in versione moderna non portano da nessuna parte. Se Mazzola e Rivera avessero giocato insieme, anziché l’uno al posto dell’altro, probabilmente avremmo vinto anche il Mondiale del 1970 in Messico. Tifosi sicuro, ma solo di una certa e avvincente idea dell’Italia. Quella che più coincide con l’amore del mondo coltivato da sempre nei nostri riguardi. Nulla da spartire con l’autodenigrazione da bar sport tipica dell’italico provincialismo, povera disciplina che si gioca a parole e pregiudizio per mai mettersi realmente in discussione, né in cammino.

“Osare” sarà, dunque, il tema-conduttore di questo primo numero di un’iniziativa nuova e senza precedenti. Ringrazio l’editore per la fiducia che ha voluto accordarmi. Racconteremo a un pubblico attento e informato la bellezza di un’Italia che eccelle, quand’è chiamata a confrontarsi, a intraprendere, a sfidare se stessa per le strade dell’universo. Un’Italia che potrebbe raccontarsi da sé, tanto è solido e riconosciuto il suo valore. La nostra penna ne accompagnerà il percorso e ne scolpirà la visione d’insieme. Perché anche questo ha fatto grande l’Italia: il piacere dello stare insieme già a tavola, la magnifica unità d’ogni magica diversità. Non la solitudine, ma la condivisione dei numeri primi.

“Osare” può significare molte cose: pensare, credere, sognare. Ma qui vorrà dire soprattutto viaggiare per scoprire che nessun traguardo è precluso allo 0,90 per cento di cittadini italiani, quali sono in proporzione agli abitanti del pianeta. Una piccola quota, che però col suo talento, col suo senso di bellezza e con la sua straordinaria umanità ha influito e influisce sulla vita del mondo come una grande potenza. La potenza del Belvivere.

Pubblicato su Belvivere, dicembre 2017

 

Belvivere, storie di bellezza ed eccellenza italiane

Vedi la recensione pubblicata su Il Messaggero di Roma