Perché il ballottaggio amministrativo ha valenza politica

Numeri e distribuzione geografica confermano che anche il ballottaggio di oggi ha una sua valenza nazionale, trattandosi dell’ultima appendice del voto amministrativo che due settimane fa ha fatto da detonatore alle polemiche fra gli schieramenti e persino all’interno dei partiti: basti ricordare lo strappo di Luigi Di Maio dal M5S sull’onda di un malessere in corso da tempo, ma anche del risultato ottenuto dal movimento. E che il ministro degli Esteri ha indicato come il peggiore della sua storia, additandolo quale una delle cause (o pretesto, secondo, invece, i pentastellati rimasti col leader Giuseppe Conte) dell’addio. Comunque è la prova che un voto amministrativo non è mai solo amministrativo. E che pur “interpretato” come si vuole, determina sempre contraccolpi politici a breve o a lungo periodo.

Dunque, stavolta sono chiamati alle urne più di 2 milioni di italiani in 65 Comuni -di cui soltanto 2 con meno di 15 mila abitanti- distribuiti fra Nord e Sud in 59 regioni a statuto ordinario e 6 a statuto speciale. Un quadro uniforme e rappresentato da città importanti e con molti abitanti. In otto Comuni gli elettori oscillano fra gli oltre 200 mila e i più di 70 mila: non pochi e non piccola, la tornata.

L’esito del ballottaggio avrà due effetti: i nomi dei sindaci per i prossimi cinque anni, innanzitutto. E poi la fine della partita politica che in gran parte si è già giocata il 12 giugno: siamo ai supplementari.

Da una parte perdura la sfida tra alleati che sono competitori per la guida del centrodestra: Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Tirando le somme amministrative, si andrà verso un polo a nuova trazione Fratelli d’Italia o ancora con Lega principale protagonista? E Silvio Berlusconi parteggerà per l’una o per l’altro? Oppure rivendicherà per Forza Italia il ruolo decisivo dell’equilibratore?

Altrettanto insidioso, ma diverso sarà l’interrogativo per il centrosinistra: a conti elettorali fatti, Enrico Letta dovrà coltivare un’intesa con Conte o con Di Maio? O con nessuno dei due, lasciando i cinquestelle al loro conflittuale destino e guardando, semmai, all’area di Carlo Calenda, Matteo Renzi e quanti a loro volta coltivano il sogno di un terzo polo? Anche per il Pd s’avvicina l’ora della scelta.

Per i cittadini il ballottaggio chiude la tornata amministrativa. Per i partiti riepiloga la posta gioco per le politiche nella primavera 2023.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi