L’ultimo rebus: fare i conti senza Silvio

E’ un rebus che neanche i politologi più consumati né i matematici più esperti riescono a risolvere: come si fa a fare i conti senza Silvio? Perché è su questa pregiudiziale dei Cinque Stelle (“con Berlusconi mai”) che il governo in teoria più solido dal punto di vista numerico e sicuramente il più legittimato dal voto popolare, ossia l’anomala coalizione fra Di Maio e Matteo Salvini, rischia di naufragare ancor prima di prendere il largo.

L’ombra del “fattore S” come Silvio s’allunga sull’ormai prossimo e secondo giro di consultazioni al Quirinale, mentre l’Italia s’avvia verso i quaranta giorni senza un nuovo esecutivo da quando gli italiani, lo scorso 4 marzo, sono andati alle urne. E con malizia si potrebbe osservare che, a parte le istituzioni e i soggetti interessati, pochi ne sentano la mancanza. E’ un buon segno: il Paese va avanti anche senza i necessari e prescelti timonieri, come del resto hanno già sperimentato anche la Spagna e perfino la Germania con mesi di trattative prima di trovare un governo di compromesso.

Da noi si sa che il presidente Mattarella vuole concedere tempo, ma senza esagerare: prima dell’estate la soluzione dovrà essere trovata e votata in Parlamento. Ed è qui, tra quelli che hanno il pallottoliere in mano, che si svolge il dialogo tra sordi. Per i Cinque Stelle Berlusconi a destra è ancor più indigesto che Renzi a sinistra. Allearsi col Cav significherebbe tradire la linea politica di sempre e far infuriare il popolo pentastellato.

Ma Salvini, che pure ha posto la sua bussola in direzione Di Maio dopo aver, a sua volta, proclamato il “mai col Pd”, sa che del leader di Forza Italia non può fare a meno. Con una battuta già nei giorni scorsi aveva centrato il tema: “Berlusconi non può essere nascosto”.

E su questo si sono arenati i rispettivi -Di Maio e Salvini- sogni di gloria. Né ha molta importanza stabilire se il veto sia personale o politico. A parte il fatto che la persona Berlusconi non s’è neanche potuta candidare per i noti problemi giudiziari. E poi: come può il partito di Berlusconi rinunciare a Berlusconi? E come può l’alleato Salvini rompere l’intesa con Forza Italia, in nome della quale proprio lui, Salvini, è diventato il leader del centrodestra? Ci vorranno la pazienza di Mattarella, che non è eterna, e un ripensamento di tutti per capire se e come sarà possibile risolvere l’irrisolvibile enigma.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi