Per il governo le lezioni del 14 settembre saranno più importanti delle elezioni del 20 e 21

Riaprono le scuole ed è subito esame di maturità per tutti. L’Italia va alla prova del 14 settembre (ma la provincia di Bolzano ha anticipato l’inizio al 7), quando suonerà la campanella che dovrà rappresentare il ritorno alla “nuova normalità”, dopo i mesi della sofferenza per la pandemia che ci ha colpito come primo Paese in Europa e danneggiato con nefaste conseguenze per l’economia e per il lavoro.

Eppure, questo appuntamento di rinascita nel diritto allo studio rischia di presentarsi nel caos, nonostante l’inaugurazione dell’anno scolastico rappresenti l’evento di più scontata previsione e doverosa programmazione per ogni governo. A tutt’oggi, invece, balla la graduatoria dei precari, né si sa con esattezza quanti saranno i professori presenti in cattedra. Ma è soprattutto l’incognita sulle misure per evitare i contagi fra gli alunni e i docenti a suscitare la maggiore incertezza. Ci saranno gli ormai celebri banchi a rotelle o comunque monoposto per tutti gli oltre 8 milioni di studenti? E le mascherine promesse -ben 11 milioni per il primo giorno- saranno disponibili? E se mancheranno, che si farà per i distanziamenti nei molti istituti impossibilitati a garantire gli spazi necessari?

Molto interrogativi e troppi annunci istituzionali che si contraddicono sui comportamenti da tenere e le regole da rispettare per ripartire in sicurezza. Almeno cinque regioni sono orientate a posticipare l’inizio proprio per i ritardi nella preparazione generale.

D’altra parte, pure in Germania e Francia, Stati dalla solida tradizione organizzativa, ci sono state difficoltà nella ripresa scolastica: per esempio gli inevitabili assembramenti dei ragazzi all’ingresso o all’uscita delle lezioni. Ma i piani predisposti non hanno subìto continui ripensamenti come da noi. Né si è registrata la confusione di indirizzi che regna, invece, nel Belpaese persino tra virologi e politici.

I banchi a rotelle saranno, allora, anche il banco di prova per l’esecutivo giallorosso. Forse ancor più del successivo voto regionale e referendum costituzionale. Questo spiega perché il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia ricordato che sulla riapertura la responsabilità è dell’intero governo. Quasi a voler puntellare la posizione di Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione sotto il fuoco incrociato delle opposizioni, dei sindacati della scuola, dei presidi.

Intanto, il conto alla rovescia è già cominciato: meno 12 giorni.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi