Ma il decreto-legge del governo contro il Covid poteva incidere di più

Non c’è bisogno del quotidiano bollettino di contagi e decessi per capire dove va la pandemia, dopo due anni di ondate e varianti: ciascuno di noi conosce persone ammalate di Omicron, come abbiamo imparato a chiamare l’ultima versione del virus che non dà tregua. I fatti parlano più della statistica. Perciò, del primo decreto-legge del governo appena approvato nel nuovo anno per inasprire le misure a tutela dei cittadini dal Covid, bisogna chiedersi soltanto una cosa: troppo rigore o troppa prudenza?

A prima vista l’aver introdotto l’obbligo vaccinale per età, dai 50 in su -mai avvenuto finora- e la richiesta della certificazione verde rafforzata, cioè con la prova d’essere vaccinati o guariti, per alcuni ambiti di lavoro, depone a favore della severità. E’ la linea-Draghi: realizzare tutto ciò che serve per resistere a un’epidemia insidiosa per la salute e dannosa per l’economia.

Ma, scavando nel testo e nei retroscena, resta il fondato sospetto che si potesse e dovesse incidere di più. Non fare domani quello che puoi fare già oggi, ecco l’insegnamento che questo flagello suggerisce da tempo. Prevenire il prevedibile, anziché correre affannosamente ai ripari quando suona l’allarme rosso dei ricoveri e le Regioni, come i camaleonti, cambiano colore per il dilagare dell’infezione.

Il punto dolente è che il presidente del Consiglio deve mediare nell’esecutivo di unità nazionale fra chi auspica decisioni più dure, Pd e Forza Italia, e chi teme troppi obblighi per poter lavorare, in particolare la Lega, ma anche i Cinque Stelle. Come si vede, non è un braccio di ferro ideologico fra destra e sinistra, ma trasversale ai due fronti con sensibilità diverse.

Tuttavia, i fatti dovrebbero essere separati dalle opinioni anche per chi è chiamato a prendere decisioni nell’interesse generale. L’unico rischio che l’Italia non può permettersi è di richiudersi in casa e in se stessa. I vaccini e le mascherine sono l’alternativa al confinamento, come ha capito la stragrande maggioranza degli italiani, scegliendo liberamente di mettersi in fila per una, due, tre dosi pur di tornare alla “nuova normalità” e  poter lavorare o studiare in tranquillità.

E’ questa maggioranza fin troppo silenziosa e non meno trasversale che il governo deve tenere ben presente quando decide di decidere. Italiani responsabili che hanno fatto il loro dovere civico, pensando alla salute propria, degli altri e del Paese.

Anziché spaccare il capello in quattro, anche il nostro governo farebbe bene a seguire Draghi fino in fondo e a non vanificare il sacrificio dell’86 per cento e oltre di italiani vaccinati sopra i 12 anni. A costo di estendere l’obbligo vaccinale sotto i 50 anni.

Non si può mai accontentare tutti, quando si fa la cosa giusta.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi