Il governo-Conte si salva ma da oggi la strada è in salita

Per Giuseppe Conte il giorno più lungo si conclude con la fiducia: 156 sì, 140 no e 16 astenuti. Numeri inferiori rispetto alla maggioranza assoluta (161), e resi possibili solo grazie al sostegno, esterno alla coalizione giallorossa, dei tre senatori a vita presenti e di quei “responsabili” o “voltagabbana” -a seconda del punto di vista-, che hanno accolto l’accorato appello del presidente del Consiglio.

Fra i quali due senatori di Forza Italia già espulsi dal partito.

L’aritmetica è lo specchio del conflitto tra maggioranza e opposizione: i voti contrari del centrodestra sommati agli astenuti di Matteo Renzi si equivalgono rispetto al consenso ottenuto dal governo. Anche il finale teso e caotico testimonia della situazione politica molto fragile. La presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati aveva già dichiarato chiusa la votazione, che è stata invece riaperta fra le polemiche e dopo aver visionato un video -per consentire a due parlamentari ritardatari di esprimersi (e l’hanno fatto a favore del governo).

“Il governo al Senato non ha la maggioranza”, sottolinea Renzi, colui che ha aperto la crisi, mentre Matteo Salvini e Giorgia Meloni annunciano di voler salire subito al Quirinale “per colloqui”.

Ma al Colle potrebbe rivolgersi anche lo stesso presidente del Consiglio per informare formalmente Sergio Mattarella della fiducia ottenuta, e per capire come proseguire un cammino che si prospetta molto insidioso. Se l’esecutivo-Conte non riuscirà a rafforzarsi strada facendo, l’ipotesi di un altro governo di unità nazionale diventerebbe meno peregrina. E il nome di Mario Draghi per risolvere una crisi sanitaria ed economica sempre più grave, meno lontano.

Conte, del resto, aveva preannunciato di voler “rafforzare la squadra di governo”. Una scelta che ora diventa una necessità, vista l’impossibilità aritmetica, e soprattutto politica, per poter altrimenti far valere il “progetto di qualità del governo” -come l’ha chiamato Conte- nelle commissioni e nell’aula di Palazzo Madama.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi