Il diritto alla salute e il diritto al lavoro

Coprifuoco. E’ una delle misure restrittive a cui sta pensando il governo dopo il secondo giorno consecutivo di contagi che hanno superato la soglia psicologica di 10 mila.

Ma la seconda ondata del virus che s’impenna coincide sempre più con una ripresa autunnale che, al contrario, ancora non decolla. E il connubio fra la malattia che corre e l’economia che arranca, rischia di vanificare il grande sforzo che da mesi l’intero Paese sta compiendo per affrontare la doppia emergenza.

In attesa dell’ennesimo Dpcm anti-Covid e della manovra in arrivo, cioè le due facce della stessa guerra contro il virus, a lanciare l’allarme rosso è tutto il mondo produttivo. “Il governo deve sostenere con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravissime conseguenze per l’occupazione”, ammonisce Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Critico anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: “Dall’emergenza bisognava pensare al futuro. Cosa è stato fatto nel frattempo?”.

La richiesta alla classe politica di reagire con determinazione viene pure da quei virologi che avevano messo in guardia sul sicuro ritorno della pandemia dopo l’estate. E che oggi si chiedono perché la politica non abbia sfruttato il momento dell’epidemia calata nei mesi in cui gli italiani erano in vacanza, per mettere a punto già allora un concreto e vigoroso piano di rilancio del lavoro e della scuola in vista dell’annunciato bis del coronavirus. E poi i famosi 209 miliardi dei fondi europei continuano a essere fumosi: non arriveranno prima della metà del prossimo anno, e solo in piccola parte, e sempre che i progetti presentati dal governo per ottenerli siano convincenti. Di nuovo è in ballo la richiesta di una strategia al governo, di una visione sanitaria ed economica capace di resistere al Covid con mascherine e mani pulite e di rimettere l’Italia rapidamente in cammino.

Ecco perché le misure non possono ridursi all’aumento del lavoro da casa, né alla diminuzione dell’orario nei negozi in alcuni settori o alle limitazioni nello sport, cioè alle varie ipotesi all’esame dell’esecutivo per frenare i contagi. Accanto a provvedimenti di pronto intervento, e purché ragionevoli ed efficaci, s’impongono decisioni strutturali di lungo periodo. Convivere col virus, significa proteggere la salute di tutti i cittadini, assicurando il diritto al lavoro e allo studio.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi