I carissimi nemici (Trump e Putin) si danno la mano a Helsinki. Ma l’Europa non c’è

Quante somiglianze e quante suggestioni arrivano dall’Europa del profondo Nord. La Finlandia di oggi riporta all’Islanda del 1972, perché la prima partita a scacchi ufficiale fra Donald Trump e Vladimir Putin a Helsinki, sembrava rievocare l’”incontro del secolo” fra l’americano Bobby Fischer e il russo Boris Spasskij a Reykjavik: si sfidarono una mossa dopo l’altra, con pedine bianche contro nere, anch’essi in epoca di guerra fredda. “Mai i rapporti con Mosca sono stati peggio di così”, diceva, alla vigilia di un faccia a faccia durato ben due ore e dieci minuti, il presidente Trump. Dandone la colpa alla “follia e stupidità” degli Stati Uniti negli ultimi anni e alla “caccia alle streghe manipolata”, ossia all’inchiesta Russiagate bollata come farsa.

Ma la cronaca di uno scontro annunciato s’è trasformata in una palese -anche dagli atteggiamenti dei due nella congiunta conferenza-stampa-, opportunità di riavvicinamento. Uscito dall’angolo in cui l’aveva in parte relegato la diplomazia euro-americana, Putin ha regalato all’amico ritrovato il pallone del Mondiale appena concluso (e Trump gli ha fatto i complimenti per l’impeccabile organizzazione).

Se sarà stato autentico disgelo, nonostante le tensioni e i conflitti che permangono sotto la cenere, lo constateremo sulla base di un esame politico facile da giudicare: il ruolo che avrà, o che continuerà a non avere, l’Europa in questo dialogo non più fra sordi. I due presidenti faranno sempre più da sé e da soli oppure Bruxelles riuscirà ad avere voce in capitolo? L’unico dissenso rimasto fra Trump a Putin riguarda la Crimea, annessa illegalmente per il primo. Frutto della volontà popolare con un referendum, per il secondo: “La questione è chiusa”.

Ma sul resto, persino sulle respinte, da entrambi, interferenze russe nella campagna elettorale nordamericana, prevalgono le condivisioni. Dalle sfide comuni, come lotta al terrorismo e altolà alla proliferazione delle armi nucleari, a una più puntuale consapevolezza ambientale ed economica sul mondo che cambia. Trump e Putin si passano la palla come se giocassero nello stesso campionato. “Un inizio molto buono”, sottolinea The Donald. “Basta con questo clima da guerra fredda”, gli fa eco Vladimir. Putin ha vinto l’uscita dal relativo isolamento e Trump non ha perso l’occasione per farsi valere, da americano, coi russi.

Ma se i carissimi nemici ora andranno a braccetto, forse penseranno che dell’Europa potranno fare sempre più a meno.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi