Gli imbrattatori continui da Milano a Venezia

Non poteva che finire a Venezia il giro d’Italia degli imbrattatori nell’estate del 2023. Stavolta è la città lagunare dall’incanto universale che deve fare i conti anche coi vandali della bomboletta, in crescita dall’inizio dell’anno nel lasciare inciso i loro nomi o semplici scarabocchi pur di guadagnarsi un quarto d’ora di pubblicità in Rete.

Secondo l’associazione Masegni e Nizioleti, impegnata da tempo per Venezia, l’80 per cento dei danneggiatori in aumento è straniera.

Ma a suscitare scandalo non è solo il frutto di un turismo maleducato e ignorante, che non conosce e perciò non riconosce il valore di pietre, mura e palazzi antichi che hanno fatto la storia e parlano al mondo, e non solo a chi ti segue sul web.

Le incursioni veneziane a colpi di vernice seguono il frontone della Galleria Vittorio Emanuele a Milano deturpato ai primi d’agosto con una grande scritta ad opera di tre ragazzi che si sono dati alla fuga prima di essere identificati. Una sfida grottesca e preceduta dal cosiddetto blitz ambientalista di Ultima Generazione, commesso sempre in piazza Duomo ai primi di marzo: hanno gettano vernice gialla sulla statua di Vittorio Emanuele II. Per non dire degli sfregi al Colosseo fatti di recente da visitatori incivili o del liquido nero a base di carbone vegetale buttato nella fontana di Trevi da cosiddetti eco-attivisti.

Città d’arte che vai, offesa che trovi. E siccome le città d’arte e di bellezza in Italia rappresentano un unicum nel pianeta (siamo la Nazione col più vasto patrimonio storico dell’umanità riconosciuto dall’Unesco), ecco che un’offesa attira l’altra e i danni si moltiplicano ovunque.

Poco importa constatare che i turisti-imbrattatori fanno da noi ciò che a casa loro mai oserebbero, e non solo perché privi di Venezia, del Duomo o del Colosseo. Altrove chi sbaglia, paga. Le sanzioni sono pesanti e, soprattutto, applicate. Né vale la pena polemizzare con gli eco-imbrattatori che credono di fare la rivoluzione verde, poveri noi.

Qui c’è un tema di fondo, che è insieme politico e civico: che fare per tutelare i nostri tesori dalle imboscate inconsapevoli, ideologiche o imbecilli dello sfregiatore di turno, dall’estero o casalingo che sia.

Il governo ha approvato un disegno di legge per inasprire le sanzioni contro chi attenta al patrimonio culturale. Si prevedono multe più salate e, in certi casi, il carcere.

Ma la battaglia non può essere solo penale. Bisogna impostare soprattutto una politica della dissuasione e della prevenzione a lungo termine.

Far capire a tutti che in Italia è obbligatorio rispettare anche i monumenti, e non solo le persone.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi