Omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega: come “evitare la dodicesima coltellata”

Difficile, in queste ore di commozione, trovare una metafora più azzeccata di quella usata dal comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, al funerale del vice brigadiere eroe Mario Cerciello Rega: “Evitiamo la dodicesima coltellata”.

Il generale allude alle polemiche che divampano sui social e persino tra i politici -almeno loro avrebbero il dovere di pensare prima di aprire bocca-, per la fotografia che ha fatto il giro del mondo. Non già l’immagine del volto ancora felice del carabiniere che s’era appena sposato. Né quella del feretro avvolto dal Tricolore con cui è stato ieri omaggiato nella chiesa di Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana da migliaia di semplici cittadini. Dopo essere stato pugnalato, nella notte fra giovedì e venerdì scorsi a Roma, per undici volte.

La foto che fa discutere soprattutto negli Stati Uniti, riguarda uno dei due ragazzi americani indagati per l’omicidio, Gabriel Natale-Hjorth. Il quale, seduto, appare bendato e col capo chino in caserma.

I primi a sapere che così non si fa, tantomeno in una pubblica istituzione della Repubblica italiana, sono i carabinieri: senza neanche aspettare un processo, hanno già sanzionato il responsabile di quella scena inguardabile, trasferendolo subito a un compito non operativo e promuovendo un’inchiesta per capire come sia stato possibile.

Ma, di fronte al rischio-boomerang di far diventare vittima almeno uno dei due giovani fermati per un delitto che ha una sola vittima -l’accoltellato Mario Cerciello Rega-, la Procura generale chiarisce che l’”inchiesta è regolare”. E’ una mossa preventiva per respingere sul nascere l’eventuale richiesta di estradizione dei due americani negli Stati Uniti, sbandierando la bruttissima foto in caserma. Saremmo all’assurdo: la nazione col sistema più giustizialista del mondo (gli Usa sono l’unico Paese occidentale in cui, tra l’altro, vige ancora la pena di morte) che contesta la nazione col sistema più garantista del mondo. Oltretutto in una vicenda con la confessione del presunto assassino, che sarebbe l’altro giovane fermato. E poi il riscontro del carabiniere ferito, le telecamere con tutti i movimenti, la ritrovata arma del delitto.

Ecco perché l’Arma ha fatto benissimo a disinnescare subito il caso dell’episodio fotografato e potenzialmente esplosivo.

Guai a confondere la verità dei fatti. Guai a dare un alibi ai presunti colpevoli, destinati alla serena e, si spera, severa giustizia in Italia.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi