Ecco i nonni salvatori delle famiglie (e dell’economia)

Beati i nonni, ma beati soprattutto i nipoti che se li coccolano, e che da loro si fanno dolcemente coccolare. Quello che già da tempo sapevamo, ossia la grande ricchezza sentimentale che può avere una famiglia contando sull’amore saggio e senza confini dei padri dei padri e delle madri delle madri, ora ha anche la certificazione sociale dell’Istat: i nonni conviventi non soltanto sono un inesauribile tesoro di affetti e di ricordi, ma salvano anche dalla povertà quasi 7 milioni e 400mila nuclei familiari. Le loro pensioni contribuiscono, infatti, a più di tre quarti del reddito familiare complessivo. Di più. In una famiglia su cinque tale aiuto economico rappresenta l’unica fonte d’ingresso. Nel concreto ben 2 milioni e 600mila famiglie campano, in Italia, grazie al sostegno dei nonni.

Secondo l’Istituto, che fonda la sua analisi su un confronto di dati fra il 2017 e l’anno successivo, la presenza di pensionati nei nuclei familiari definiti “vulnerabili”, consente di “dimezzare l’esposizione al rischio di povertà”. Se si pensa che i pensionati ormai s’aggirano su 16 milioni di cittadini -e il numero delle pensioni erogate quasi 23 milioni-, si può capire il peso di quest’Italia invisibile. Che non va in piazza, né si lamenta d’essere stata dimenticata a causa dell’età. Talvolta perfino maltrattata dalla politica: una delle ultime sparate di Grillo fu la proposta provocatoria di togliere il voto agli anziani, valorizzando i giovani. Ma anche la ricerca Istat dimostra che vecchiaia e giovinezza sono in contrapposizione solo per l’anagrafe. Nella realtà rappresentano, al contrario, il cerchio vitale: per tanti il nonno è il futuro della memoria anche in campo economico.

Eppure, quest’aspetto è l’unico che a livello politico mai si prende in considerazione, ogniqualvolta il governo di turno s’avventura sul terreno minato della riforma pensionistica (e l’opposizione di turno fa l’esatto contrario, sbandierando rigore o  demagogia a seconda delle circostanze). Se invece la politica tutta cogliesse l’insostituibile ruolo sociale dei nonni, specie in tempo di crisi, anche il dibattito su come adeguare la previdenza e la finanza pubbliche all’allungarsi dell’aspettativa di vita acquisterebbe un diverso e condiviso valore.

Se l’intento è far quadrare i conti per non compromettere il futuro dei giovani e i bilanci dello Stato, i partiti convochino subito i testimonial di successo: si facciano spiegare dai nostri nonni come si fa.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi