Coronavirus, perché non si può scartare il vaccino obbligatorio (se e quando diventerà necessario)

Anche l’agenzia Fitch, prevedendo la crescita del Pil italiano al +6,2%, promuove i nostri conti e migliora il suo giudizio (da BBB- a BBB con previsione “stabile” a medio e lungo termine) sulla scia delle valutazioni anch’esse al rialzo già espresse da Standard & Poor’s, Moody’s e Dbrs. Arriva, dunque, l’ultima, ma ennesima conferma di quanto sia cambiata la percezione con cui i mercati guardano al nostro debito pubblico e alle capacità di ripresa dell’economia nazionale.

Non può sfuggire, però, che tali incoraggianti considerazioni giungano alla vigilia delle nuove restrizioni in vigore da domani per continuare a meglio resistere alla pandemia rispetto a tutta l’Europa, come ha da poco riconosciuto anche la cancelliera Merkel.

A fronte delle previsioni lusinghiere delle agenzie mai tenere con l’Italia, e del plauso non solo tedesco, il governo può fare due cose. Cullarsi sugli allori e su Draghi. Oppure può prendere i complimenti come la prova che il nostro Paese ha fatto la scelta giusta con gli obblighi nell’uso del certificato verde, la distinzione tra vaccinati e guariti da una parte e non vaccinati dall’altra e l’appello a non abbassare le mascherine. Ma la scelta giusta non resti incompiuta.

Se contagi e ricoveri aumenteranno oltre il rischio calcolato, cioè ben controllato, bisognerà pensare al vaccino obbligatorio. E’ già stato sdoganato nell’Ue: Austria e Germania si preparano a farlo. Noi, che siamo da esempio per gli altri, non potremo e non dovremo scartare questa decisione, se e quando dovesse diventare necessaria.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi