Coronavirus, perché il vaccino sarà la tessera del futuro

Vaccinarsi non è solo proteggersi dal virus, ma anche avere una visione dell’Italia. Come non vedere che, chi si farà immunizzare, potrà contare su un certificato equivalente a un passaporto per viaggiare, a un titolo aggiuntivo nel curriculum per il lavoro, a un’attestazione per garantire agli utenti che si è in buone mani entrando in quel bar?

L’ha colto Vincenzo De Luca, il presidente della Campania, che se la prende con le mezze misure anti-Covid del governo e annuncia: la sua Regione rilascerà una “tessera ai vaccinati” per consentire loro di esibirla “per andare al cinema o al ristorante con tranquillità”.

Ma una politica lungimirante non può limitarsi a spiegare a chi nutre legittime diffidenze, quale svolta si aprirà col vaccino, e non solo per la salute. Dovrebbe anche stabilire un ordine di precedenze per le categorie a rischio e per far ripartire la vita e l’economia.

A prescindere dalla polemica politica in corso, Matteo Renzi propone una cosa pratica per la scuola: far vaccinare subito, già la prossima settimana, tutta la classe docente in Italia. Approfittando del fatto che la quantità di dosi in arrivo coincide col numero dei professori e del personale scolastico. Così si risolverebbe in un colpo solo, e in fretta, il prioritario dovere di far tornare in classe i nostri ragazzi in sicurezza.

Queste e altre idee possono crescere, chiunque le proponga, se il governo vorrà prendere atto che non è con le Regioni colorate, né con l’apri e chiudi delle attività economiche che si affrontano l’epidemia e l’economia. In primavera finiranno le tutele per molti lavoratori e il Paese sarà stato vaccinato in minima parte con un’ondata in piena. Guardare lontano con decisioni forti e durevoli, anziché accontentarsi di misure parziali, incerte e temporanee di puro compromesso politico, che rischiano di lasciarci in mezzo al guado e all’incubo.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi