Coronavirus, perché ci vuole l’esercito

Le ore passano e le vittime aumentano: 627 nella sola giornata di ieri è l’amaro primato del coronavirus. Dall’inizio del contagio più di 47 mila persone sono risultate positive e fra queste 4.032 i decessi: superato il numero della stessa Cina, origine dell’epidemia planetaria.

Bastano le cifre, ma sarebbe già sufficiente la consapevolezza del dramma vissuto da ciascuno al riparo nella propria abitazione, per chiedere al governo di rispondere al grido di dolore dei governatori e dei sindaci che sale da tutta Italia. Qui ci vuole l’esercito.

Lo implora Attilio Fontana, alla guida della Lombardia, la regione più colpita, per indurre tutti i cittadini a rispettare la legge. Ossia a non uscire di casa, semplicemente. Una semplicità che è l’unico, sicuro baluardo contro la diffusione del mostro: prevenire il male anziché costringere medici e infermieri a curarlo eroicamente negli ospedali.

“Non uscite di casa, è un ordine, obbedite!”, ha detto Leoluca Orlando ai cittadini di Palermo. Profondo Sud e tutt’altra pasta politica -centrosinistra-, la sua, rispetto ai leghisti Fontana o Luca Zaia, che ha chiuso parchi e alimentari nei giorni festivi “perché c’è troppa gente in giro”. Eppure, il pugno di ferro sollecitato da chi amministra e conosce il territorio è uguale per tutti: a spingerli è il drastico buonsenso.

Soldati per strada e non solo a Milano (114 i primi ma pochi militari schierati) per aiutare la polizia a controllare i troppi incoscienti in circolazione. Tutti a casa per consentire alla sanità di continuare il suo esemplare lavoro. A Fanano, Comune modenese, è stata ricoverata ed è da poco guarita una signora di 95 anni. Perché in Italia, patria dell’umanesimo, si combatte fino all’ultimo anche per i nostri e cari “vecchi”, i più esposti. A differenza di altri e cinici Paesi d’Europa.

Quell’Europa che finalmente fa una mossa giusta: sospende per la prima volta il patto di stabilità. I governi potranno “pompare nel sistema tutto il denaro che serve”, spiega Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Una decisione che va nella stessa inversione di rotta della Bce col bazooka da 750 miliardi di acquisti.

Ora tocca al nostro governo fare la cosa giusta, mobilitando i militari non col contagocce e ovunque necessari. E poi misure più rigorose (una nuova ma quasi comica stretta sullo sport all’aperto è stata appena approvata) per riaffermare il dovere della responsabilità, che è la madre di tutte le battaglie.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi