Coronavirus, che confusione fra decreti e ordinanze. Ma gli italiani meritano la stessa serietà che hanno già dimostrato

Grande è la confusione sotto il cielo italiano ora che s’apre la tanto attesa fase 2. Ripartire in sicurezza è il mantra delle istituzioni. Ma non appena si sfoglia il “libretto di istruzioni” per capire ciò che da domani si potrà fare oppure no, regna sovrana l’incertezza.

L’ultimo documento del governo è l’opposto di quanto i cittadini avrebbero meritato. Un verboso elenco di misure interpretabili, a cominciare dall’ormai famosa e fumosa possibilità di visitare i “congiunti”. Significa -come da Palazzo Chigi hanno dovuto precisare, incalzati dal disorientamento degli italiani-, persone legate da “solida relazione affettiva”. Per caso il povero poliziotto chiamato a controllare il via-vai degli italiani finalmente in circolazione dopo due mesi di chiusura in casa, dovrà improvvisarsi giurista o psichiatra di strada per stabilire se il rapporto con la persona che andiamo a trovare è “solido” o se l’affetto è “duraturo”? Ma resta vietato vedere gli amici, come precisa un’ulteriore nota dopo la precisazione. Che paradossalmente conferma l’equivoco: le misure prese non dicono pane al pane, com’era doveroso e non solo necessario.

Al resto ci pensa il balletto di decreti, ordinanze, autocertificazioni perfino leggi -come quella annunciata dalla Provincia di Bolzano- per seguire un percorso diverso rispetto a quello nazionale.

E così dalla reclusione in casa rischiamo di passare a quella del labirinto di provvedimenti del premier, governatori, sindaci e virologi -la cui parola ha più efficacia di quelle pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale-, che non danno certezza sul da farsi. Mascherina sì o mascherina no, uscire con bicicletta o senza, parchi per tutti o solo per alcuni? Luogo del Belpaese che vai, risposta diversa che trovi.

Ma se nella fase 1 gli italiani hanno saputo comportarsi con disciplina e con onore, parole scolpite nella Costituzione e nel grande cuore da tutti dimostrato nell’ora più buia, la ripartenza non può diventare una fisarmonica che ognuno suona e piega come gli pare.

La salute e il lavoro non sono pianeti separati, ed è la sicurezza il ponte che li unisce. Ma troppe regole vuol dire nessuna regola. Misure vaghe significa andare incontro all’arbitrio, alle contestazioni, alle multe che abbondano o ai don Abbondio che non multano. Gli italiani meritano la stessa serietà di cui hanno già dato prova esemplare.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi