Conte e Trump, tutti i perché di un’intesa da “terza via” fra nazioni gemelle (o quasi)

Impossibile pensare di instaurare, con gli Stati Uniti, quel rapporto unico e speciale, quasi da madrepatria, coltivato dalla Gran Bretagna. Così com’è impensabile riproporre, all’opposto, la relazione altezzosa e conflittuale con Washington non di rado accarezzata dalla Francia. Ma lo spazio perché l’Italia possa ritagliarsi una terza via da alleato fraterno -anche in nome dei milioni di oriundi italiani che hanno fatto l’America-, e da interlocutore privilegiato in Europa, c’è tutto.

Con questa realistica ambizione Giuseppe Conte ha fatto ieri il suo primo ingresso da presidente del Consiglio alla Casa Bianca. Trovando un Donald Trump molto sensibile, com’è consuetudine dei presidenti Usa, alle ragioni italiane. Ma pure felice per l’inusuale faccia a faccia di due uomini che sono lontani entrambi dalle “politiche di Palazzo” di qua e di là dell’oceano: la nuova sponda dei “governi del cambiamento”, come ha voluto enfatizzare Conte nella conferenza-stampa congiunta, sottolineando che “tante cose ci uniscono”. Ed evocando un “gemellaggio” fra le due nazioni.

Dunque, Trump e Conte, una simpatia in automatico. Anche quando il primo definisce “fantastico” il lavoro del governo italiano sull’immigrazione e indica l’Italia a modello per l’Unione europea.

Ma la vigorosa stretta di mano a beneficio delle telecamere deve preludere, almeno secondo gli intenti di Conte, a irrobustire, con l’aiuto dell’amico americano, il ruolo di Roma sulla Libia, crocevia dei nostri interessi nazionali. Dunque, dal sostegno alla Conferenza internazionale che si terrà in Italia, e che dovrà rappresentare la svolta per Tripoli e i suoi risvolti italiani, all’istituzione, garantita da Trump, di una “cabina di regia permanente” fra i due Paesi sul Mediterraneo.

Ma il legame storico riaffermato non può che alternare politica ed economia. A cominciare dal tema dei dazi e del commercio, per salvaguardare gli interessi delle aziende del nostro agro-alimentare e del made in Italy. Da una parte Roma segue un suo percorso per ottenere condizioni particolari nell’ambito di un’intesa particolare. Dall’altra si candida a mediare e a facilitare i problemi che la nuova strategia di Trump all’insegna dell’”America innanzitutto” ha finito per creare in Europa.

Un’America dallo sguardo più italiano, ecco la scommessa di Conte Giuseppe, appena uscito dallo Studio Ovale della Casa Bianca.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi