Che cosa insegna la bella storia di Samantha Cristoforetti

Lassù siamo davvero forti, noi italiani. Per la seconda volta Samantha Cristoforetti, soprannominata AstroSamantha e diventata financo un fumetto per Topolino tanta è la simpatia che l’ha resa celebre orbitando nello spazio, stabilisce un primato e rompe un tabù.

Dopo essere stata, nel novembre 2014, la prima italiana a volare verso l’infinito e oltre, lavorando per 200 giorni nella Stazione spaziale internazionale, ora sarà anche la prima donna europea al comando di tale stazione. Terza donna al mondo, dopo due statunitensi.

E’ la testimonianza che la parità di genere e di bravura, anzi, di eccellenza dato il livello di competenza scientifica, di conoscenza linguistica e capacità di interagire nel gioco di squadra richiesto, non è più un miraggio nemmeno da noi. Dove ancora oggi i più importanti vertici dello Stato sono in buona parte un’esclusiva maschile.

Ma è un monopolio che si sta sgretolando, come conferma la recente nomina governativa di Elisabetta Belloni alla guida del Dis (Dipartimento per l’informazione e la sicurezza), gli 007 d’Italia, altro caposaldo per soli uomini secondo lunga tradizione.

La missione “Expedition 68”, che porterà sulla Stazione Samantha e gli astronauti della Nasa, Kjell Lindgren e Bob Hines, partirà nel 2022.

“Per me è un onore”, commenta l’interessata, alla quale sono già arrivati gli orgogliosi complimenti dell’Agenzia spaziale italiana.

In effetti la Cristoforetti rappresenta, insieme con Luca Parmitano, Paolo Nespoli, Roberto Vittori, Maurizio Cheli, Umberto Guidoni, Franco Malerba, il pioniere nel 1992, e altri astronauti, una vera e propria fucina di eccellenza italiana nel mondo. Sia dal punto di vista dell’ingegneria aerospaziale e della preparazione militare e civile, sia da quello industriale e imprenditoriale. Molta tecnologia e numerosi strumenti delle passate e prossime missioni verso Marte e la Luna sono frutto del “made in Italy”. Per non dire del lanciatore Vega (Vettore europeo generazione avanzata) per piccoli satelliti in orbita.

Ecco perché, in questo ambito di elevata competenza, di dura formazione e rigorosa selezione internazionale, è così significativa la parità italiana fra uomini e donne raggiunta fra le stelle.

L’esempio di Samantha è incoraggiante per tante ragazze: nulla è più precluso, se un’italiana può arrivare a guidare la ricerca spaziale europea volando oltre il pianeta Terra.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi