Su vaccini e conti pubblici la maggioranza fa marcia indietro per andare avanti. Meglio così

A volte tornare sui propri passi non significa imboccare la marcia indietro con imbarazzo, ma, al contrario, scegliere di andare avanti con serietà. E’ quel che sta avvenendo in queste ore su due temi troppo importanti e finora lasciati alla mercé della demagogia: l’obbligo dei vaccini per gli scolari e l’esigenza di far quadrare i conti come premessa necessaria per introdurre, dal reddito di cittadinanza alla tassa piatta, quelle novità economiche che la maggioranza ha promesso in campagna elettorale. E che, con ragionevolezza e giudizio -almeno così pare-, ora intende far valere. “Manovra all’insegna della crescita e della stabilità”, per citare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che aggiunge, anche per rassicurare l’Europa: “Coraggio, ma con i conti in ordine”.

Naturalmente, si vedrà dalla legge di bilancio se queste nuove e più sagge intenzioni rispetto agli annunci tanto roboanti quanto impotenti all’insegna del generico ma sempre affascinante “cambieremo tutto”, diventeranno realtà. Intanto, però, si registra il ripensamento del buonsenso che il governo giallo-verde ha già previsto con un emendamento alla Camera -a firma Cinquestelle- che rovescia quanto s’era improvvidamente deciso al Senato, cioè la possibilità per quest’anno di far entrare negli asili e nelle scuole elementari i bambini non vaccinati. Con il corollario di grottesche autocertificazioni, ossia di impegni familiari a fare ciò che non si era fatto, inseguendo la stravagante teoria dell’”obbligo flessibile” inventato dalla ministra della Salute, la pentastellata Giulia Grillo. Contrordine, invece: i bimbi non vaccinati, resteranno fuori dalle aule, come chiedevano i presidi e invocavano le opposizioni. “Sbaglia chi diffida della scienza”, ammoniva in queste ore il presidente della Repubblica, Mattarella.

Conforta, inoltre, che dal Pd a Forza Italia, pur mantenendo tutti alta la polemica per il rischio corso e -sembra- debellato, si plauda alle decisioni riconsiderate. Così dovrebbe essere ogni volta, quando un governo corregge una precedente e maldestra posizione. Anche perché, se un esecutivo ci ripensa, vuol dire che le critiche delle opposizioni hanno avuto un qualche effetto. Il meglio è sempre merito un po’ di tutti. La politica non è pugilato, ma un modo, si spera il più competente e retto possibile, per amministrare la nazione con decisione, consenso e lungimiranza.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi