Sanità e politica, l’importanza di riconoscere il valore e l’indipendenza dei grandi esperti

E’ un organo così importante, che la sua istituzione risale al Regno di Sardegna: correva l’anno 1847. Già allora le istituzioni avevano capito che, per prendere decisioni a beneficio della salute dei cittadini, la politica non poteva fare a meno di rivolgersi a un Consiglio superiore di Sanità in grado di suggerire, proporre, “vegliare all’esercizio della medicina e della chirurgia”.

E’ la scienza, insomma, che deve dire al governo perché sia necessario vaccinarsi, e non il contrario. Ecco perché in questo organismo vitale per ogni pubblica strategia a tutela del bene primario della vita siedono esperti di altissimo valore, e spesso neppure remunerati. Aiutano tutti il ministro della Salute di turno a fare la cosa giusta.

Questo spiega la bufera che le opposizioni di sinistra e di destra hanno scatenato contro la ministra grillina, anche di nome, Giulia Grillo, accusata di aver chiesto notizie politiche sull’attività dei trenta membri di nomina del Consiglio superiore che affiancano quelli di diritto. “E’ una schedatura, qui si torna al Medioevo”, attacca il Pd, ipotizzando una mozione per sfiduciare la Grillo. “Dossieraggio fascista per epurare almeno sei scienziati di chiara fama”, insorge anche Forza Italia, mentre si levano critiche pure dalla senatrice pentastellata Elena Fattori.

La grande accusata si difende, sostenendo d’aver chiesto soltanto un appunto informale dopo, e non prima, dello scioglimento del Consiglio all’insegna del rivendicato diritto-dovere del cambiamento. Per aprire le porte -spiegava- “ad altre persone meritevoli”.

Non è la prima volta che la politica s’impiccia di cose da sé distanti in modo improprio e sbagliato. A nessun cittadino può interessare l’opinione politica di quei trenta grandi consiglieri: interessa che siano bravi a fare il loro mestiere, trasmettendo sapere e pareri.

Già è orribile la lottizzazione imperante da decenni, e di ogni colore politico a seconda del vincitore del momento, nel campo gestionale della sanità. Figurarsi l’idea di perdere tempo per capire se il cuore di uno scienziato batta più a destra o a sinistra. Esistono ambiti, dall’Asi (Agenzia italiana dello spazio) alle Asl, in cui chi esercita lo fa in virtù della competenza. La politica dovrebbe cercare sempre di affidarsi o di scegliere, quando deve e può, lo scienziato migliore. Riconoscerlo è facile, non servono liste: è semplicemente il più preparato.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi