Salvini, sinistra e sardine

Quando la politica entra in crisi, cosa che negli ultimi anni accade sovente, ecco spuntare il pronto soccorso dell’autoproclamatasi “società civile”. Al posto dei partiti logorati, cittadini sconosciuti ma impegnati s’affacciano in piazza -culla d’ogni battesimo del “nuovo che avanza”-, per lanciare la loro inedita stagione.

Quella d’autunno-inverno alle porte è incarnata dal fenomeno delle “sardine”, come si presenta: segno che dopo il lungo tempo della botanica (dalla Quercia all’Ulivo, dalla Margherita alla Rosa nel pugno, al Garofano), ora è il momento della sperimentazione marina.

“Stretti come sardine” è l’ispirazione dell’omonimo movimento nato in Emilia-Romagna per opporsi in modo, appunto, compatto a Matteo Salvini, il nemico principale alla guida della Lega e del centrodestra.

Come canta Gino Paoli “eravamo quattro amici al bar”, anche se Andrea, Giulia, Mattia e Roberto, i quattro e fantasiosi ideatori trentenni delle Sardine, in realtà si sono ritrovati non a tavola, ma su Facebook per lanciare l’iniziativa. Un’iniziativa che, di piazza in piazza e in sostituzione di una politica che ormai non mobilita più nessuno, sta scuotendo migliaia di cittadini e soprattutto rincuorando una sinistra demoralizzata. Perché a partecipare alla catena degli eventi anti-salviniani sono persone le più diverse e non necessariamente politicizzate, e lo fanno con l’unica bandiera colorata e colorita del pesce naturalmente raffigurato vivo, e non in salamoia.

Ma l’impeto “civile e democratico” che pur anima i generosi militanti, subito coccolati dalle forze di centrosinistra alla ricerca di una rivincita elettorale in Emilia-Romagna dopo undici disfatte regionali di seguito (a Bologna si combatte la madre di tutte le battaglie per il governo giallorosso), è chiaramente orientato a sinistra.

Basterà, dunque, il pesciolino che sventola per fermare la rete di Salvini? Ma soprattutto: trasformare la competizione regionale in un referendum contro l’odiato Pescatore davvero finirà per indebolirlo?

Se la sfida fra i candidati governatori della regione diventa, invece, un “Salvini contro tutti”, l’insidia è che si ripeta, ingrandito, l’effetto italiano sul voto locale umbro appena archiviato.

Quando un governo è forte e gode di largo consenso fra la gente, fare la campagna elettorale d’Emilia attaccando l’opposizione nazionale è ininfluente. Ma, se così non è, si rischia sempre il boomerang.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi